Peggio per chi non c’era [di Franco Masala]
Finalmente è tornata la danza contemporanea sul palcoscenico del Teatro Lirico cagliaritano. Dopo i tradizionali balletti ottocenteschi degli anni scorsi, certo graditi ma lontani dalla danza di oggi, è toccato al tour d’addio di Sylvie Guillem riportare l’attenzione su un tipo di spettacolo che rinuncia ai tutù vaporosi e alle punte per mettere in scena la vita di ogni giorno. Sia nei passi a solo sia in coppia con l’altra ballerina – Emanuela Montanari – la grande “danz’attrice” francese sciorina una tecnica ancora solida, affiancata da una espressività e da una emotività che sottolineano i vari momenti di danza. E soprattutto nel pezzo finale, intitolato emblematicamente Bye (su musiche di Beethoven con la coreografia di Mats Ek) emergono le doti straordinarie di interprete e di comunicatrice della Guillem. Vestita di gonna e camicetta minimaliste, con scarpe pesanti e calzini corti, riesce a trasmettere il flusso della memoria, dialogando con il pannello video in bianco e nero di Elias Benxon quale partner privilegiato. E allora l’interazione con i “fantasmi” di una vita, cane compreso, è tutta in funzione della capacità della Guillem, spesso accusata di freddezza e distacco, di sciogliersi in termini finalmente umani. Peccato che il teatro non fosse pieno per uno spettacolo composito che girerà per il mondo sino alla fine dell’anno e diviene l’ultima occasione per godere dell’esibizione della ballerina francese, non a caso intitolata Life in progress. Per fortuna il successo è stato comunque trionfale ma certamente non ha giovato alla performance della Guillem la contiguità – a pochissimi giorni di distanza – con il gala di Roberto Bolle e degli amici disposti intorno a cotanta stella, messo in vendita molto prima e, soprattutto, a ben altri (e alti) prezzi. Tant’è: come cantavano ancora pochi giorni fa i villici dell’Elisir d’amore salutando il ciarlatano Dulcamara, è il caso di ripetere “Noi ci abbiam del vostro arrivo lungamente a ricordar”. |