Giambattista Vico, muri e vongole [di Raffaele Deidda]
La storia si ripete insieme ai corsi e ricorsi storici di Giambattista Vico. Dopo la caduta del muro della vergogna nel 1989, che restituì ai berlinesi la libertà e la possibilità di ricongiungersi ai familiari, in Europa torna lo spettro delle barriere non più per separare i tedeschi ma per fermare i migranti. Un muro alto quattro metri e lungo 175 chilometri, il governo ungherese intende realizzare, alla frontiera della Serbia, per bloccare l’accesso ai migranti e lo pattuglierà con i militari. Muro che, con la decisione dell’Ungheria di sospendere il trattato di Dublino sui richiedenti asilo, ha fatto dire a Matteo Salvini: “Vorrei essere ungherese”. Boutade populista, mera propaganda elettorale greve ed egoista, se non fosse collegata alla riflessione che le persone, meno condizionate da beceri interessi di pancia, fanno: a Berlino decidono di che morte devono morire i popoli. Mentre a Budapest costruiscono muri alti 4 metri col filo spinato, a Bruxelles si misurano le vongole E’ questa l’Europa che hanno voluto i padri fondatori? Massimo D’Alema, quello di “D’Alema, di’ una cosa di sinistra” di Nanni Moretti nel film Aprile mentre guarda un dibattito televisivo in cui il politico tace di fronte a Silvio Berlusconi, una cosa di sinistra l’ha detta durante la crisi greca: “In Germania il costo del denaro è bassissimo anzi addirittura l’interesse è negativo, dunque le banche tedesche raccolgono denaro dai risparmiatori tedeschi che per loro ha un costo quasi nullo, comprano i titoli della Grecia, la Grecia paga il 15% di tasso di interessi perché è un paese a rischio, e guadagnano una montagna di soldi. Quindi cosa accade? Che da un paese povero come la Grecia enormi risorse si spostano in un paese ricco come la Germania, attraverso la differenza dei tassi di interesse. Il paese povero si impoverisce sempre di più, quello ricco si arricchisce sempre di più. Quando il paese povero non è più in grado di pagare i debiti, arrivano gli aiuti europei. Noi abbiamo dato alla Grecia 250 miliardi di euro, ma non per le pensioni dei greci, ma per pagare gli interessi alle banche tedesche e francesi e, molto parzialmente, italiane. 220 miliardi di questi 250 di aiuti sono andati direttamente alle banche tedesche, francesi e italiane. Dunque, quando si dice: noi paghiamo le pensioni dei greci è falso, noi paghiamo le banche tedesche. Il denaro fa un giro, ma i greci non ne sentono neanche l’odore”. Molto diversa la lettura di Renzi, secondo cui l’intesa dell’Eurosummit sulla crisi greca “è finita nel buon senso e nella ragionevolezza”, con il piano di 86 miliardi che verranno versati dal fondo salva-stati europeo (Esm). Si è anche spinto a dire “Tutte le volte che vedo la Germania, penso che se avessimo fatto noi le riforme quando andavano fatte, oggi sarebbe tutto un altro film”. Un peana per la Germania e per la Merkel! E sì che Renzi ritiene il suo un governo di sinistra. Irrilevante di conseguenza la presenza del Nuovo Centro Destra che col ministro Alfano sostiene che Renzi attua programmi di centrodestra? Tornando ai “muri”, l’Ungheria è stata criticata dall’ONU ma non ha prodotto alcun ripensamento. Sembra che manchi all’UE e all’ONU una strategia unitaria sui migranti, mentre l’ostruzionismo di molti paesi più propensi ai respingimenti che all’accoglienza impedisce all’Europa di raggiungere un’intesa politica per affrontare con razionalità e con spirito umanitario un esodo biblico per ragioni umanitarie meritevoli accoglimento. Intanto Salvini inneggia all’Ungheria e Renzi alla Germania di Angela Merkel, protagonista della crisi di pianto di una bambina palestinese, a cui ha comunicato che la sua famiglia potrebbe non ottenere asilo politico, pur essendo residente da quattro anni in Germania. Ritorna allora la domanda: è questa l’Europa, coesa e solidale, ipotizzata dai padri fondatori dell’Unione Europea, oppure è quella che multa i mitilcoltori che raccolgono le vongole che non raggiungono i 2,5 centimetri imposti dai regolamenti europei? |