Niente di nuovo sotto il sole [di Franco Masala]
Pompei (Campania felix) 59 d. C. La zuffa fra Pompeiani e Nocerini fu un tumulto occorso a Pompei nel 59 d.C. e documentato anche da una pittura su una casa plebea negli scavi di Pompei, conservata oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Tacito (Annales, XIV, 17) ricorda come in quell’anno, durante uno spettacolo di gladiatori nell’anfiteatro di Pompei, iniziarono alcuni screzi tra gli abitanti di Pompei e quelli di Nuceria Alfaterna. I primi erano infatti ancora risentiti per la deduzione a colonia di Nuceria (57), a svantaggio della vicina Pompei, che perse così parte del suo territorio agricolo.
Durante i giochi, dalle ingiurie si passò alle sassate e poi alle armi. Alla fine dei tumulti erano soprattutto i Nocerini i più danneggiati, e molti di essi vennero uccisi o tornarono a casa feriti. L’imperatore Nerone portò la vicenda in Senato e venne deliberata la chiusura dell’anfiteatro pompeiano per dieci anni e lo scioglimento dei collegia; il senatore Livineio Regolo, organizzatore dei giochi, e gli altri incitatori della rissa vennero esiliati.
L’interdizione dello stadio venne poi abbassata a soli due anni, probabilmente per l’intervento di Poppea, che pare possedesse una villa da quelle parti (le è stata attribuita quella rinvenuta ad Oplonti, a Torre Annunziata). Forse influì anche il terremoto che colpì la città nell’anno 62. E’ di qualche giorno fa la rissa tra Pompeiani e Nocerini durante i giochi gladiatorii nel locale anfiteatro. I tumulti si sono estesi anche alle vie circostanti e hanno procurato morti e feriti. I gravissimi fatti hanno spinto l’imperatore Nerone a vietare per dieci anni i giochi a Pompei e a comminare l’esilio al senatore che organizzò i giochi e a coloro che provocarono la rissa.
Salerno (Campania) novembre 2013. Una strana epidemia ha provocato qualche giorno fa i simultanei infortuni di otto calciatori durante la partita Salernitana-Nocerina. A causa di questi malori l’incontro è stato sospeso consentendo agli ultràs nocerini, impediti di seguire la squadra fuori casa, di festeggiare in piazza quasi quanto uno scudetto conquistato.
Che il calcio italiano – il più bello del mondo – sia ridotto in tali condizioni è soltanto la spia di un disagio e di un malessere che durano ormai da anni e che né la tessera del tifoso né i biglietti nominali hanno contribuito, non si dice, a debellare ma almeno a ridurre. E’ certo che in questo momento il nostro Paese abbia problemi ben più gravi da affrontare ma è altrettanto certo che le tifoserie, gli ultràs, le curve, dirigenti e organizzatori abbiano i loro bravi scheletri nell’armadio (purtroppo anche in senso reale e non solo figurato) così che gli interventi ufficiali non possano essere più rimandati.
Si riuscirà mai a rivedere in Italia una partita di calcio che sia anche fonte di divertimento e non sia in mano a quattro (?) scalmanati che impongono regole e comportamenti |