Il ritorno a Chaaria [di Fratel Beppe Gaido]
SardegnaSoprattutto ha recentemente ospitato (http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/7389) un contributo di Fratel Beppe a seguito della sua visita a Cagliari e dell’incontro con i volontari e sostenitori sardi della missione di Chaaria. Il medico – religioso è nuovamente in Kenya, a curare gratuitamente i suoi ammalati, troppo poveri per poter usufruire delle cure degli ospedali privati (N.d.R.). Le giornate scorrono durissime. Inizio al mattino presto in ospedale, e non c’è quasi tempo di respirare: è una corsa continua ed un saltare come un grillo tra ambulatorio, reparto, ecografie, gastroscopie, operazioni in sala. La pausa pranzo è brevissima, quasi come un piccolo break: non si può pensare ad un momento di siesta perchè i pazienti sono davvero troppi e tutti vogliono essere serviti al più presto. Ogni giorno cerco di dare il massimo, ma a sera mi ritrovo continuamente indietro sulla tabella di marcia: ci sono tantissime operazioni arretrate, ed a molti è stato dato appuntamento per l’intervento in questa mia prima settimana in Kenya. Faccio liste operatorie coraggiose ed esigenti…ma poi arrivano costantemente i cesarei e le emergenze e mai sono riuscito a finire la lista operatoria entro la serata. Questa settimana è stata una costante anche avere uno o due cesarei dopo cena, quando ormai ero stremato. Quando finisco un intervento difficile ed esigente anche dal punto di vista emotivo, esco dalla sala sudato e mi devo immediatamente buttare nel lavoro dell’ambulatorio; non ho un minuto per riprendere fiato… e meno male che c’è Makena, che mi fa arrivare in sala quando l’addome dell’operando è già aperto, e poi sutura la cute per me! Quando poi esco di sala verso le 18 e di nuovo vedo che la mia cartellina contiene richieste per eco, gastro, ECG od anche semplice consulto, quasi mi viene da piangere, perchè sono così stanco che quasi non riesco a parlare in kiswahili; ascoltare la lunga lista dei dolori della gente mi diventa davvero duro a quelle ore. Se poi, come oggi, finisco alle 20 in sala, e l’infermiera della notte mi dice che ci sono due cesarei da fare, mi scoraggio un po’: mi consola il fatto che Giancarlo non è in una situazione migliore della mia. L’altra notte non ha dormito a causa di un disturbo intestinale; oggi, come il sottoscritto, ha lavorato continuamente fino alle 20, a motivo di una scadenza inderogabile con il pagamento delle tasse… e poi è stato l’unico ad aiutarmi per i cesarei. Io e lui siamo proprio nella stessa barca! Ma Chaaria è bella proprio per questo: lo tocchi con mano che sei utile a molta gente. Ti commuove il fatto che a centinaia cercano i tuoi servizi ogni giorno; e tu sei contento di essere sempre a loro disposizione, perchè questa è la ragione per cui sei venuto in Africa.Ogni sera, quando tocco il cuscino e mi sento stremato, penso che il Signore è contento di noi, proprio perchè ci dona così tanti pazienti. Se non fossimo nella volontà di Dio, la prima cosa che noteremmo, sarebbe un ospedale vuoto ed inutile…e questa non è davvero la situazione che ho trovato tornando dall’Italia. Non avere tempo per sè porta con sè anche altri aspetti positivi: a Chaaria non si ha più tempo per le cose inutili. Non si ha la forza per il pettegolezzo e per il parlar male degli altri, perchè tutte le energie sono spese nel servizio. Ecco come ho trovato Chaaria: la solita bolgia infernale di pazienti e di bisogni; insieme però il posto bellissimo in cui ci si può donare completamente, fino al sacrificio della vita. Chaaria è dura ed estremamente esigente, se ci si vuole buttare e ci si mette in gioco per gli altri; essa è però anche stupenda ed assolutamente gratificante. |