A sinistra cade il tabù Napolitano. Da Massimo Mucchetti a Eugenio Scalfari, le critiche all’ex Presidente sul Senato [di Barbara Acquaviti]

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L’Huffington Post 09/08/2015. A sinistra è caduto un tabù. E’ il tonfo si è sentito, perché quel tabù si chiama Giorgio Napolitano. Negli ultimi giorni l’ex capo dello Stato è stato apertamente criticato per la lettera al Corriere della Sera in cui intimava di non rimettere in discussione la riforma del Senato che porta il nome del ministro Boschi. La stessa su cui, invece, la minoranza Pd sta conducendo la battaglia, forse definitiva, contro il segretario.

Da ultimi, ad attaccarlo, sono stati Massimo Mucchetti (prima con un editoriale al Fatto Quotidiano e poi con un’intervista ad HuffPost) e Rosy Bindi. Ma le critiche sono arrivate anche da un insospettabile: Eugenio Scalfari.

E’ noto che il fondatore di Repubblica non provi simpatia per Matteo Renzi, ma altrettanto nota è la sua amicizia – ribadita anche nell’editoriale di oggi – con Napolitano. Una lunga sintonia che ha cominciato a vacillare, almeno politicamente, proprio quando l’allora capo dello Stato ha avallato la staffetta a palazzo Chigi con Enrico Letta. Ma che oggi sembra diventata una vera e propria distonia. La convinzione del presidente emerito, ricorda Scalfari nell’articolo sul quotidiano, “non è certo una improvvisazione”, “è su questa posizione da molti anni ed ora gli preme più che mai vederla portata a buon fine da Renzi che di un appoggio così autorevole ha certo molto bisogno”: “ma su questo tema – sentenzia – sono in totale disaccordo”.

Se quello di Scalfari, in qualche modo, può sembrare il rimprovero di un amico, però, le critiche che arrivano da sinistra sono di un tenore diverso. Già giovedì, giorno della pubblicazione della lettera di Napolitano, via agenzia, sono state sollevate dalla minoranza dem una serie di perplessità. Alfredo D’Attorre dichiarava di “rispettare ma non condividere” i contenuti dell’intervento, Doris Lo Moro spiegava che avrebbe preferito che l’ex presidente della Repubblica “restasse fuori da questa vicenda”. Più duro Franco Monaco che era arrivato a definire “sconcertante” la missiva. La stessa Rosy Bindi aveva scelto di intervenire con una comunicato per dire di “non condividere affatto” il senso del ragionamento.

Niente a che fare, però, con l’escalation delle ultime ore. In un’intervista al “Fatto quotidiano”, la presidente della commissione Antimafia, parla addirittura di intervento “inopportuno”. “Proprio perché conosce il peso delle parole – aggiunge – dovrebbe evitare di schierarsi. Non condivido il merito ma neppure il metodo”. Parole che fanno il paio con quelle del senatore Massimo Mucchetti, secondo cui “Napolitano è intervenuto per aiutare Renzi” perché “ha paura che non abbia i numeri al Senato sulla riforma”.

Insomma, parole che finora mai si erano sentite a sinistra. Nemmeno quando Napolitano, già nel ruolo di senatore a vita, si era premurato di offrire a Matteo Renzi un ombrello sull’Italicum, bocciando gli emendamenti della minoranza e sentenziando che la legge elettorale andava “bene così” com’era. Anzi, la storia racconta che le critiche arrivavano sempre da destra – da Berlusconi e dai berlusconiani – e che al Pd toccava il compito di difendere l’inquilino del Colle. Evidentemente non questa volta: segno che la battaglia tra i democratici è arrivata a un punto di svolta.

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