Expo 2015 (III) [di Franco Masala]
Numerose sono le manifestazioni collaterali dell’Expo 2015 a Milano e tali da soddisfare tutti i gusti (è proprio il caso di dirlo). E così tra la possibilità di vedere, o rivedere, la michelangiolesca Pietà Rondanini, esposta finalmente da sola nel Castello Sforzesco, o di assistere a uno spettacolo alla Scala o al Piccolo Teatro Strehler, o di fare una puntata verso la movida dei Navigli, ricchi di manifestazioni, si può scegliere anche la mostra Arts & Foods Rituali dal 1851, visitabile con lo stesso biglietto dell’Expo. È allestita nel Palazzo dell’Arte, realizzato da Giovanni Muzio nel 1933 nell’ambito della Triennale e splendidamente conservato (come la divertente “installazione” dei Bagni misteriosi di Giorgio De Chirico, montata nel giardino antistante nel 1973 e perfettamente restaurata). Partendo dalla prima Esposizione universale di Londra del 1851, la mostra, curata da Germano Celant con l’allestimento dello Studio Italo Rota, giunge fino ad oggi, seguendo il tema del cibo, esteso anche agli aspetti conviviali in casa e fuori. Così per una lunga teoria di sale si snodano ambienti di cucina o stanze da pranzo di periodi differenti (memorabili quella Liberty o i raffinati mobili di Gerardo Dottori); la ricostruzione perfetta del Bar Campari in piazza Duomo, sciaguratamente sostituito oggi da banconi moderni; cucine da campo che rievocano le guerre; elettrodomestici monumentali e utensili da cucina che vanno dalla posateria dei nonni fino ai più celebri esempi di design italiano, da tempo accreditati nei musei di arte applicata di tutto il mondo. Si aggiunga un gran numero di opere d’arte che hanno situazioni legate al cibo come protagoniste. E quindi Manet, Braque, Picasso, Depero, Léger, Boccioni, Rotella, Abramovic, la Pop-art fanno da contorno alla mostra, mescolandosi con installazioni di video-art o con i poster e i pupazzi dei “Caroselli” nostrani che comprendono la Carmencita, Susanna e la mucca Carolina di buona memoria. Non mancano le zuppe di Andy Warhol e il divertente “Big Big Mac” di Tom Friedman a rendere la rassegna piacevole anche per i bambini. Sicuramente una mostra forse bulimica, del resto in perfetto accordo con il tema ma secondo un percorso libero che consente a ciascuno una scelta individuale, soffermandosi dove più gli aggrada. Tanto più che pittura, scultura, design, fotografia, cinema, musica, letteratura (impagabile “Il poema del vestito di latte” pubblicato da Marinetti nel 1937 per celebrare la fibra autarchica del Lanital !) si alternano utilizzando linguaggi e media diversi. Insomma un piacevole tuffo in più di un secolo e mezzo di storia dell’uomo e del costume dove non manca qualche riflessione più meditata: accanto ai numerosi manifesti pubblicitari si possono osservare alcuni poster che recitano “Date a coloro che hanno fame” o “Aiutiamoli ! Chi dona ai poveri non sarà mai nel bisogno”. Forse poco per salvarsi la coscienza nell’orgia dei cibi ma tali da suscitare comunque un pensiero virtuoso. *Big Big Mac di Tom Friedman, foto di Franco Masala © luglio 2015 **Primo articolo http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/7479 |