La quiete prima della tempesta [di Carlo Mario Sotgiu]

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Ebbene sì. In Sardegna siamo sempre diversi e siamo costretti persino a declinare al contrario il titolo di una celebre poesia di Giacomo Leopardi.  Calma piatta dunque su tutti i fronti. Sul cielo cupo manco gli avvoltoi. Semmai qualche civetta che annuncia la bufera. Consiglieri regionali in galera. La Procura allarga l’indagine erga omnes. Il Consiglio regionale da piccola e periferica corte da basso impero diventato un lugubre luogo dove è deserto persino il bar. Qualcuno rimpiange Pino Careddu che dal suo giornale avrebbe coperto tutti di cachinni.

Ma chi se ne impipa! La maggior parte dei protagonisti mette la testa sotto la sabbia. Dovrebbero mettere l’orecchio a terra, posizione scontata  per chi voleva “mettersi pancia a terra”- per auscultare il rumore di fondo della Sardegna. Avrebbero sentito di quanta poca autorevolezza e di quanta molta autoreferenzialità godono. Di quanto siano impresentabili. A manca e a destra. Avrebbero colto il fastidio persino fisico per la gran parte. C’è persino la tendenza a non averli tra le scatole nelle iniziative pubbliche. Loro si propongono nei territori nativi ed il passa parola è “chi glie lo dice di starsene a casa”. I più sciocchi si impongono, malgrado il fuggi fuggi, non rendendosi conto di essere ormai ridicoli.

Tutti a casa dunque? Ebbene sì. Ma proprio tutti. Sì. Il problema sarà trovare chi si voglia sacrificare. Uomini e donne che quando è necessario risolvano le situazioni. Gli uomini e le donne “di necessità”. Quelli e quelle che abbiano  competenze ed autorevolezza. Perché di  quisque de populo se ne trovano un sacco ed una sporta ad ogni mercato e circolo, di vecchio o di nuovo conio. Un pensiero compassionevole a quelli che pensavano a Cagliari di competere con Ottone Baccaredda  o a Roma con Emilio Lussu o a Bruxelles con Mario Melis. Il rischio? Le regionali un deserto di partecipazione a sinistra, malgrado Renzi, con la vittoria di Cappellacci, malgrado Berlusconi, o qualche altro se ci fossero sorprese all’ultimo minuto.

Cappellacci consapevole che non ha competitor tra la razza padrona accampata in Consiglio,  può fare tutte le parti nella commedia della rappresentazione mediatica e territoriale senza opposizione alcuna. Spregiudicato come pochi. Persiste nella pulsione infantile a cementificare con il suo PPS ma fa l’ambientalista ad oltranza con coperture a sinistra. A seguire fa l’antinuclearista, il sovranista-indipendentista, il zona franchista insieme al leader di tale movimento (Scifo cosa fa di mestiere?). Scontato il ruolo da vero sardo in giro per tutte le  cortes apertas possibili ed immaginabili dopo aver detto al telefono a Verdini che “il problema della Sardegna erano i Sardi”.

Oggi poi abbiamo Cappellacci caritatevole dopo aver tolto i soldi ai pilastri pubblici per le povertà. Qualche interrogativo sul Protocollo sul credito e le misure di sostegno siglato con la Conferenza Episcopale e con la Caritas: “Diamo continuità alle azioni per arginare la grave crisi economica e sociale degli ultimi anni al fine di aumentare il sostegno a Cittadini, Famiglie e Imprese in difficoltà” (sic!). Dopo la visita del Santo Padre un poco di prudenza sarebbe stata necessaria. Forse la CEI non sa che siamo in campagna elettorale?

A proposito perché nel servizio pubblico non passa settimana in cui il presidente della Regione o suoi assessori straparlino senza che i giornalisti – in qualche caso in conflitto di interessi – facciano il contradditorio? Ma la nuova Direttrice davvero non conosce le geografie della sua Redazione? Perché il sospetto è che l’invasione mediatica della giunta nel servizio pubblico sia una chiassosa copertura della decadenza della politica nella maggioranza e nell’opposizione.   

One Comment

  1. ANGELO

    “Tutti a casa dunque? Ebbene sì. Ma proprio tutti. Sì.”

    Ebbene no, neanche il notista politico estensore di questo commento sfugge al vezzo di additare tutti al medesimo pubblico disprezzo, di accomunare una categoria nella definizione di “impresentabile”.

    Ebbene si! Fare dei distinguo costa fatica. Non fare di tutta l’erba il classico fascio esige analisi approfondita e studio di atti e atteggiamenti… molto meglio cavalcare l’onda del discredito generalizzato e acritico.

    Se qualcuno c’è, (e ce ne sono) che non si è fatto intruppare nel marciume, chi se ne fotte, tanto perggio per lui (per loro) che fa parte della categoria!

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