A volte ritornano [di Franco Masala]

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A poca distanza dalla sciagurata edizione tascabile di Carmen, rappresentata nel Teatro Civico di Castello e priva oltre tutto di momenti fondamentali come la “Canzone boema” e la scena della carte, ritorna a Cagliari la gitana immortalata dalla musica di Bizet. Non si ripresenta però nella famosa opera francese, bensì nella versione del balletto composto da Rodion Ščedrin su quelle musiche alle quali si aggiungono ora alcune pagine di musica elettronica di Marc Álvarez.

Tant’è, la bella gitana è abituata a cambiare pelle di frequente e basti il cenno al film di Otto Preminger Carmen Jones, ambientato tra i neri d’America (1954) o l’emozionante versione de La tragédie de Carmen montata da Peter Brook anche nell’indimenticabile allestimento che utilizzava meravigliosamente i resti dell’Anfiteatro Romano di Cagliari (1986).

La proposta attuale del Teatro Lirico è affidata al coreografo svedese Johan Inger per la Compañía Nacional de Danza di Spagna, diretta da José Carlos Martínez, e parte dal punto di vista di don Josè che poi è il vero protagonista della novella di Prosper Mérimée da cui origina la trama. Bandita la Spagna oleografica e tradizionale, ne rimangono pochi cenni nei volants dell’abito rosso di Carmen o nella giacca con lustrini del torero. Per il resto scenografia sobria e funzionale basata su prismi triangolari ruotanti che si fanno specchio o fondale, costumi quasi anonimi ma funzionali.

L’inquietante presenza di un/a bambino/a attraversa tutta la rappresentazione quasi come proiezione di stupore e timore nei confronti dei protagonisti. E la danza si fa ritmica al suono delle percussioni con scene d’assieme spettacolari e condotte con gusto impeccabile, oppure diviene sensuale ed erotica nei numerosi passi a due di Carmen con i diversi partner.

Insomma una rilettura intelligente che può destare qualche perplessità in taluni punti ma che, nello stesso tempo, rinnova ampiamente la tradizione del balletto che supera fate, cigni, prìncipi di buona memoria per proiettarsi nel mondo di oggi

*Fotografia di Domingo Fernández

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