San Francesco di Stampace: c’è ancora qualcuno che vuol far finta di non vedere? [di Vito Biolchini]

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www. VitoBiolchini.it 27/10/2015. Fossi stato un giornalista, un giornalista vero, uno di quelli che ha un lavoro solo e che quando si presenta nei posti viene chiamato col nome della sua testata; uno di quelli che non parla a titolo personale ma incarna il verbo della sua testata; uno di quelli che vive più in redazione che a casa (e che quindi non ha trasformato la sua casa in un simulacro di redazione); se fossi stato un giornalista vero, con tutti i crismi (e lo sono stato, ve lo assicuro, so di cosa parlo), di quelli che possono scrivere quello che vogliono che tanto c’è uno studio legale pronto a proteggerlo dalle querele intimidatorie; ebbene, se fossi stato un giornalista così io oggi alle 16.00 mi sarei presentato alla conferenza stampa convocata nella sala Giunta del Municipio di via Roma a Cagliari, e avrei fatto qualche domanda su San Francesco di Stampace.

Mai occasione sarebbe stata infatti più propizia: dall’altra parte del tavolo mi sarei trovato tutti assieme il sindaco Massimo Zedda, l’assessore ai Lavori Pubblici Luisa Anna Marras con il dottor Marco Minoia (già Soprintendente archeologo della Sardegna appena nominato Segretario regionale del Mibact Lombardia), l’architetto Fausto Martino (Soprintendente delle Arti e Paesaggio per le Province di Cagliari e Oristano) e il presidente della commissione consiliare ai Lavori Pubblici Maurizio Chessa.

Certo, la conferenza stampa è stata convocata per fare “il punto sui lavori nel Corso Vittorio Emanuele dopo le verifiche effettuate sui ritrovamenti archeologici nella zona”, ma io ne avrei approfittato per fare qualche domanda su ciò che sta avvenendo nel complesso monumentale che sta lì, proprio a due passi (e non per modo di dire) dagli scavi.

Al sindaco Zedda e all’assessore Marras avrei fatto queste semplici domande. Perché il Comune di Cagliari ha consentito che un bene monumentale di tale importanza venisse acquistato da un privato, posto che la Regione (prima con una giunta di centrosinistra, poi con una di centrodestra) aveva già attivato il meccanismo che avrebbe portato all’acquisizione del bene al patrimonio pubblico? La stessa domanda chiaramente l’avrei fatta anche ai dottori Minoia e Martino, chiedendo loro lumi sul procedimento di prelazione, che evidentemente il ministero non ha ritenuto opportuno dover esercitare.

Ai nostri amministratori comunali avrei poi chiesto come sia stato possibile, in assenza di un piano particolareggiato del centro storico e senza che il piano urbanistico comunale fosse ancora adeguato al Ppr, consentire ad un privato (con una semplice licenza edilizia), non solo la possibilità di effettuare lavori di restauro sul complesso monumentale, ma anche di ripristinare volumi scomparsi oltre cento anni fa, e tutto questo in un bene sottoposto a vincoli di ogni genere e natura. Incredibile, vero? Eppure è così.

Attenzione: sono in grado anche di predire alcune risposte che le Signorie Loro mi avrebbero certamente dato. Mi avrebbero detto che l’operazione è perfettamente legale, benedetta nientemeno che da una “conferenza dei servizi”: come se io non ricordassi che in questa città anche gli scempi di Tuvixeddu, dell’Anfiteatro romano, del Poetto e della Scala di Ferro sono stati tutti autorizzati da una conferenza dei servizi. Amministrazioni varie e soprintendenze erano tutti d’accordo: come stavolta, d’altronde.

Poi mi sarei tolto anche qualche altra curiosità: come mai l’imprenditore che ha acquistato il complesso monumentale con la sua società, oggi mette in campo una fantomatica fondazione per la gestione dello stesso? Si può vedere l’atto costitutivo della fondazione? Da chi è composta? Con quali scopi? È possibile pretendere un po’ più di trasparenza?

Come mai il comune di Cagliari, che fa conferenze stampa su tutto, su questa operazione ha tenuto un silenzio assoluto? Bisognerebbe vantarsi pubblicamente di una operazione di questo genere, o no? Perché invece si ha l’impressione che di San Francesco di Stampace proprio non si debba parlare? Ora però l’operazione non può più passare inosservata. L’imprenditore la sta pubblicizzando nientemeno che in via Roma, con un gigantesco telone che copre il ponteggio tirato su davanti alla facciata della Rinascente: si vede anche dall’aereo. E ci sono pure i logo del comune di Cagliari e di “Cagliari Capitale italiana della Cultura 2015”.

Certo, la punteggiatura forse la lascia un po’ a desiderare, ma il messaggio è chiaro: qualcuno vuole regalare alla città un bene che appartiene a Cagliari da quasi ottocento anni. Bisognerebbe essere grati ad imprenditori così illuminati. E in effetti qualcuno lo è.
La pubblicità è gigantesca ma a non vederla continuano ad essere in tanti, compresi i nostri amministratori comunali e regionali (neanche una misera interrogazione, una di quelle che non si nega a nessuno), consiglieri che forse conoscendo le amicizie politiche dell’imprenditore temono di sembrare irriguardosi, di essere inopportuni. Fare domande è maleducazione, non sta bene. Per questo io oggi alle 16 sarò da un’altra parte.
State tranquilli, andrà tutto bene.

One Comment

  1. Maria Luisa Vargiu

    In via Roma e dintorni è già un tutto “Urbi et orbi” per impedire che alle prossime comunali sia un tutto “Botte da orbi” ?
    Il mondo ci guarda ed il Sole sorride ancora.
    Dedico queste poche, forse non originali righe a Vito Biolchini, che anche questa mattina alla radio insieme al collega è stato bravo, originale, divertente !

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