Gli omicidi in Sardegna 2005-2015 [di Antonietta Mazzette, Daniele Pulino, Sara Spanu]
1. Una panoramica generale. L’Osservatorio Sociale sulla Criminalità in Sardegna (OSC) è finanziato dalla Fondazione Banco di Sardegna e monitora costantemente i fenomeni criminali che fanno uso di violenza e fra questi gli omicidi occupano un posto di rilievo. Dai lavori di ricerca (Mazzette 2006, 2011, 2014) è emerso, infatti, come il ricorso all’omicidio (consumato e tentato) in Sardegna continui ad essere stabilmente elevato. La violenza si colloca in un contesto di complessiva debolezza sociale e culturale, ma questo non equivale necessariamente anche ad una debolezza economica: in alcuni territori dell’Isola si fa tuttora ricorso alla violenza per la soluzione di controversie e conflitti tra singoli individui e/o gruppi. Le statistiche ufficiali ci mostrano come, per ciò che riguarda gli omicidi consumati, fra il 2000 e il 2013 la Sardegna si sia sempre attestata al di sopra della media nazionale, con una breve pausa negli anni 2009/2010; mentre per ciò che riguarda i tentati omicidi l’andamento è meno lineare e si registrano anche picchi verso il basso (negli anni 2007, 2009 e 2012). Prendendo in considerazione il periodo compreso fra il 01 gennaio 2005 e il 30 settembre 2015, i dati dell’OSC rivelano come in questo periodo, siano stati consumati 215 omicidi e tentati 421 che si ripartiscono in modo differente nel territorio regionale. Gli omicidi avvengono prevalentemente in alcune delimitate aree situate nella Sardegna Centro-Orientale, che presenta “spiccati caratteri di omogeneità per storia, antica e recente, per condizione sociale, per risorse economiche, per usi, costumi e tradizioni. Tale zona conta complessivamente 256.656 abitanti, che costituiscono, all’incirca, il 16% della popolazione sarda, insediati in 91 comuni su una superficie di 7.250 Km2, pari al 30% del totale, con una densità per Km2 di poco superiore alla metà di quella media dell’intera Sardegna” (Meloni 2006: 6-9). Quest’area comprende paesi e territori delle province di Sassari, Gallura, Nuoro, Oristano e Ogliastra; è omogenea sotto il profilo culturale e sociale, anche se non lo è sotto il profilo geografico. Sono soprattutto gli insediamenti tra 1.000 e 3.000 abitanti a registrare le percentuali maggiori: tra i primi comuni per numero di omicidi consumati vi sono Oliena, Orune, Bitti e Dorgali. Va detto, però, che anche Cagliari e Sassari hanno percentuali e dati assoluti significativi, ma comunque nettamente inferiori agli insediamenti di minore grandezza. 2. Omicidio: genere. I dati rilevati dall’OSC consentono alcune considerazioni sul rapporto tra questa forma estrema di violenza e chi la agisce o viceversa ne è colpito, ovvero gli autori e le vittime degli omicidi. In termini generali, nel corso dell’ultimo decennio l’omicidio in Sardegna si è configurato in misura pressoché totale come forma di violenza estrema contro il singolo. Risultano, infatti, inferiori al 10% i delitti che hanno coinvolto due o più persone. Tuttavia questa forma di violenza estrema è agita e contemporaneamente subita prevalentemente da individui di sesso maschile. Tra il 2005 e il 2015, tre quarti dei casi osservati riportano l’indicazione dell’autore dell’omicidio e ciò in relazione al periodo di tempo preso in esame, sufficientemente esteso da consentire alle indagini di giungere all’individuazione del/dei responsabile/i. In linea generale, gli autori di omicidi tentati e consumati nell’Isola sono nella quasi totalità uomini al di sotto dei 40 anni di età, sebbene una quota significativa di responsabili sia riscontrabile anche nelle coorti con età più adulta. Gli autori, quando noti, sono quasi esclusivamente uomini e provengono percentualmente dalla sopra citata zona Centro-Orientale dell’Isola. Le vittime sono prevalentemente cittadini italiani, maschi, adulti. Ma se non si riscontrano significativi cambiamenti quando si tratta di vittime uomini, per ciò che riguarda le donne vittime di omicidio (tentato e consumato) vanno sottolineati alcuni aspetti. Se si osservano i grafici che riportano il genere degli autori e delle vittime è possibile notare come, in proporzione, le donne siano più vittime (17%) che autrici (6%) di omicidi. Una prima comprensione della violenza omicida che colpisce le donne comporta un chiarimento concettuale. Per riferirsi alle uccisioni delle donne negli ultimi anni è entrato nel linguaggio comune dei mezzi di comunicazione prima e successivamente in quello istituzionale, il termine femminicidio. Tuttavia questo termine viene spesso impiegato in riferimento a una casistica variegata che comprende tutti gli omicidi di donne. Il concetto di femminicidio è nato negli anni ’90 all’interno degli Women’s studies e non presenta un’interpretazione univoca: ad esempio può comprendere sia tutti gli omicidi intenzionali di un uomo contro una donna (D. Ellis e W. DeKeseredy, 1996), sia “tutte le uccisioni di donne, a prescindere dal motivo o dallo stato del’autore” (J. Campbell e C. W. Runyan 1998). Un tentativo rigoroso di problematizzare la questione del femminicidio è stato propostao da Diane Russell (1992), che ha introdotto la categoria criminologica di femmicidio, operando una distinzione tra uccisione femmicida e non femmicida: un’uccisione è femmicida quando la donna è uccisa dall’uomo in quanto donna. Nella categoria di Russell sono ricompresi gli assassinii misogini, realizzati per odio contro le donne; quelli sessisti, commessi perché gli uomini credono di avere diritti sulle donne; quelli dovuti ad atteggiamenti e pratiche sociali misogine. Utilizzare il concetto di femmicidio così tematizzato può essere utile anche nell’analisi del fenomeno in Sardegna. Tuttavia per essere interpretato, occorre che venga definito in modo preciso rispetto a luoghi e tempi degli omicidi, considerando le modalità e le relazioni esistenti tra vittime e autori. 3. Dove, quando e come. Un primo aspetto da considerare riguarda la distribuzione territoriale degli omicidi (tentati e consumati). Se si guarda alla collocazione geografica del fenomeno (Figura 3) in termini assoluti, è possibile considerare come il fenomeno si concentri in misura maggiore nella provincia di Cagliari (45%) seguita da quella di Sassari (22%), in relazione al maggior numero di aggressioni omicide registrate nei rispettivi capoluoghi. Di converso, considerando l’incidenza sulla popolazione, Nuoro è la provincia in cui il tasso di omicidi è elevato anche nel caso si considerino i soli omicidi di donne. Anche sul piano dei tempi emergono differenze a seconda della fattispecie in esame, giacché, se nel caso dei tentativi di omicidio si osserva una concentrazione più rilevante nella stagione estiva e autunnale, la quota di delitti consumati risulta maggiormente spalmata nel corso dell’anno, con un picco non trascurabile nel mese di Febbraio. Nel corso della settimana, il week end raccoglie la quota più elevata di omicidi osservati, tentati e consumati. Sotto questo profilo, non emergono differenze significative fra le due fattispecie se non per il fatto che i tentativi di omicidio tendono a concentrarsi soprattutto nelle giornate di sabato e domenica, mentre i delitti consumati appaiono maggiormente spalmati tra il venerdì e il lunedì, con un picco significativo il martedì. Complessivamente, le ore della tarda sera e in particolare della notte costituiscono i momenti più idonei nei quali questi reati vengono perpetrati e ciò verosimilmente per la presenza di rischi più contenuti per l’autore a cui si contrappone, invece, una maggiore vulnerabilità della vittima. Da ultimo occorre segnalare alcune differenze tra gli omicidi che interessano le donne e quelli che coinvolgono gli uomini (Figura 5). Se negli omicidi dei maschi vi è una maggiore prevalenza delle armi da fuoco, quelli che colpiscono le donne vedono l’uso prevalente di armi da taglio come strumento di annientamento personale, con una decisa prevalenza di coltelli (37%) e una rilevante presenza di armi improprie. Senza spingerci troppo sui ragionamenti, questa differenza andrebbe collocata all’interno di una riflessione più complessiva sull’uso della violenza da parte degli uomini, nel caso in cui la vittima sia dello stesso sesso o del sesso opposto. 4. La relazione tra vittime e autori. La violenza omicida ha riguardato in misura prevalente donne tra i 30 i 40 anni per poi distribuirsi in maniera più o meno equilibrata tra le altre fasce di età. Il fatto che gli autori siano pressoché sempre uomini appare un tratto che accomuna tanto gli omicidi con vittime donne, tanto quelli con vittime uomini. Ciò che invece emerge (Figure 7 e 8) è come il discrimine maggiore sia il rapporto che intercorre tra la vittima e l’autore. Il 45% degli omicidi che hanno colpito le donne in Sardegna sono avvenuti per mano di partner ed ex partner, al contrario degli uomini uccisi da una compagna o ex compagna, che risultano solo il 3%. Va sottolineato, inoltre, che le donne risultano più soggette degli uomini alla violenza omicida da parte di altri familiari: nel periodo considerato, infatti, questa fattispecie ha riguardato il 27% del totale delle aggressioni omicide subite dalle donne, contro il 17% di quelle che hanno colpito gli uomini. 5. Alcuni casi. Alcuni casi emblematici sono utili per comprendere questo aspetto del fenomeno così come si è manifestato in Sardegna negli ultimi anni. Provando ad applicare la distinzione proposta da Diane Russell a quanto avvenuto nell’Isola emerge come negli ultimi 10 anni i femmicidi rappresentino una quota rilevante delle uccisioni delle donne agite in primo luogo da parte del partner o dell’ex partner, prevalentemente per ragioni di gelosia o per conflitti familiari. Femmicidi. Il 15 dicembre 2014, a Orosei, una donna di nazionalità cinese, di 32 anni, è stata decapitata a colpi di mannaia dal marito, 39enne, anch’esso di nazionalità cinese, che ha poi tentato il suicidio accanto al corpo della moglie. I due gestivano un negozio di abbigliamento nel centro di Orosei. Nessuno si è accorto dell’omicidio e i conoscenti descrivono i due come una coppia normale, ben integrata, sebbene gli affari negli ultimi tempi non andassero bene al punto da minare l’equilibrio e la serenità familiare. Gli inquirenti propendono per l’ipotesi di un raptus; Il 23 settembre del 2013 a Villacidro viene ritrovato il corpo di una ragazza di 27 anni che da tempo era perseguitata dal suo ex. L’uomo, di 36 anni, dopo averla strangolata, ha chiamato i carabinieri dichiarando di volersi suicidare. Dopo l’arresto, l’uomo ha dichiarato che non intendeva uccidere la sua ex e di averla sorpresa di spalle, stringendole il braccio intorno al collo e mettendole la mano davanti alla bocca, con il solo scopo di non farla urlare; Il 28 febbraio 2012, a Sassari un uomo di 50 anni ha accoltellato la sua ex compagna di 36, ferendola in modo grave. La donna, di nazionalità straniera, lo aveva lasciato da un anno ed era stata accolta in un centro di accoglienza per donne vittime di maltrattamenti, insieme ai loro due figli. Inoltre aveva iniziato da poco una nuova relazione e l’ex compagno la seguiva, chiedendole delle spiegazioni. Il giorno del delitto l’ex ha atteso la donna e le ha dato due coltellate. Dopo l’arresto l’uomo ha chiesto notizie della vittima, dichiarando di essere ancora innamorato di lei; Il 23 febbraio 2012, a Ussana, un uomo di 49 anni ha investito l’ex compagna che è stata ricoverata con una prognosi di 30 giorni di cure. Secondo gli inquirenti il gesto sarebbe legato ai contrasti nati tra i due a seguito della separazione; Il caso di femmicidio che ha maggiormente interessato la stampa locale e che ha seguito nel dettaglio sia le fasi delle indagini che quelle processuali, è quello dell’insegnate algherese Orsola Serra, avvenuto il 23 ottobre del 2011. L’assassino è stato identificato in un uomo con il quale la vittima aveva una relazione turbolenta. L’uomo, che avrebbe strangolato la vittima utilizzando una corda, è stato condannato; Il 4 agosto del 2011, in un paese del Mejlogu (Bonorva), un uomo di 40 anni è stato bloccato dai carabinieri mentre tentava di strangolare la moglie. Dalla stampa non è possibile ricostruire le motivazioni dell’uomo. In sede di processo l’avvocato difensore ha dichiarato che non si poteva parlare di tentato omicidio perché per la donna erano stati necessari solo 5 giorni di cure, mentre la moglie si è detta disposta a riaccogliere in casa il marito agli arresti domiciliari. I giudici di primo grado hanno comunque deciso di condannare l’uomo a 4 anni e 8 mesi di reclusione; Il 24 maggio 2011, a Cabras, un uomo di 52 anni ha cercato di far esplodere una palazzina con l’obiettivo di uccidere la moglie dalla quale si stava separando. Secondo l’accusa, l’uomo ha aperto la bombola del gas ed è poi uscito di casa, inviando un messaggio alla moglie nel quale dichiarava la sua intenzione di far saltare in aria l’abitazione. L’esplosione è stata evitata dalla donna che è riuscita a far intervenire vigili del fuoco e carabinieri. Uccisioni non femmicide Ottobre 2013. Sassari, studentessa ferita a colpi di mannaia. Tragedia sfiorata a San Donato. La giovane, di 35 anni, ha chiesto a un conoscente di restituirle dei soldi ed è stata aggredita. I vicini hanno avvisato la polizia e l’aggressore, 56 anni, è stato arrestato; Aprile 2013. Anziana uccisa a coltellate nella sua casa di Serramanna. Omicidio a tarda sera. Gli investigatori stanno interrogando un parente con il quale la donna aveva avuto una violenta discussione; Gennaio 2012. Mandas, uccide la madre e tenta il suicidio; Gennaio 2011. Sassari, lite tra vicini, una albanese arrestata per tentato omicidio. E’ stata arrestata la donna albanese coinvolta ieri in una rissa a Ottava, alle porte di Sassari. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, al culmine di un litigio da vicinato, la 37enne, nata a Durazzo, ha accoltellato una donna di 38 anni, sassarese. Se la violenza agita si configura come una caratteristica maschile, bisogna fare alcune considerazioni ulteriori sull’andamento degli omicidi ripartiti per genere. Come emerge dalla Figura 9, le percentuali delle donne vittime di omicidio (tentato e consumato) sono stabili, con una leggera tendenza alla diminuzione nell’ultimo anno. Pertanto, mentre gli omicidi (tentati e consumati) con vittime uomini sono in decrescita anche in Sardegna (va ricordato che comunque stanno sempre al di sopra della media nazionale), quelli che hanno vittime le donne sono costanti. In altre parole, se si vogliono rappresentare il genere delle vittime di omicidio con due linee, quella che riguarda i maschi è oscillante, ma per lo più verso il basso, mentre quella che riguarda le donne è tendenzialmente stabile e orizzontale. Osservare queste tendenze ci porta a un ragionamento più preciso sugli omicidi delle donne e sul loro emergere come fenomeno di discussione nella sfera pubblica negli anni recenti. In tema di omicidi, sulla base di uno studio ventennale, il sociologo finlandese Veli Verkko (1951) ha proposto una generalizzazione che può essere così sintetizzata: la quota di donne uccise sul totale della popolazione è tanto maggiore quanto minore è il numero degli omicidi. Questa evidenza appare rilevante anche nel caso italiano più recente. Nel rapporto sulla criminalità in Italia, realizzato per conto del Ministero dell’Interno e pubblicato nel 2011, Marzio Barbagli e Asher Colombo hanno sottolineato l’importanza crescente degli omicidi che colpiscono le donne nel nostro paese. Dal 1991 al 2011 si è assistito a un calo del tasso di omicidi commessi in Italia e contemporaneamente a una crescita della percentuale di donne vittime di questo reato. Se nel 1991 le donne vittime di omicidio erano solo l’11%, oggi questa quota risulta più che doppia e supera il 25%. In Italia, dunque, oltre ¼ delle vittime di omicidi sono donne; ma si tratta di una “crescita” del tutto apparente, in quanto rispecchia la stabilità di un fenomeno all’interno di una tendenza generale che, al contrario, risulta in diminuzione (Barbagli, Colombo, 2011). Il caso degli omicidi di donne che avvengono in Sardegna va pertanto inserito in questo quadro che porta ad ipotizzare, anche sulla base dei dati dell’ultimo decennio, come in Sardegna la violenza omicida contro le donne non sia un fenomeno recente, ma che sia emerso nel dibattito pubblico di recente solo in ragione di una generale diminuzione del numero complessivo di omicidi. Ciò non significa che il fenomeno debba essere sottovalutato, ma che il clamore che suscita (in ogni caso mai sufficientemente adeguato) deriva, anzitutto, dal fatto che esiste oggi una maggiore sensibilità culturale che rispetto al passato suscita un immediato impatto mediatico. BIBLIOGRAFIA Barbagli M., Colombo A. (2011) (a cura di), Rapporto sulla criminalità e la sicurezza in Italia 2010, Il sole 24 ore, Milano; *Equipe di ricerca ANTONIETTA MAZZETTE, Responsabile Scientifico, docente di Sociologia urbana, POLCOMING, UNISS **La ricerca completa dei grafici è stata presentata a Cagliari il 18 ottobre alla Sala Settecentesca della Biblioteca Universitaria in occasione della presentazione del libro di Maria Francesca Chiappe “Carezze di sangue” a cui hanno partecipato Antonietta Mazzette, Nereide Rudas, Maria Antonietta Mongiu, Ester Gessa, Susi Rpnchi e l’autrice |