Porto Rico, paese autonomo ma non indipendente [di Elba Figueroa]
L’isola di Porto Rico divenne nota in Europa a partire dal 1493, quando vi arrivò Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio alle Antille. Era allora abitata dalle tribù indiane Arawak dei Taino. Fu chiamata originariamente dagli spagnoli San Juan Bautista, in onore di San Giovanni Battista. Alcuni anni dopo vennero portati nell’isola gli schiavi africani e la mescolanza razziale che ne seguì diede origine alla popolazione meticcia chiamata creola. Il cibo, il colore della pelle, la musica richiamano ancora oggi quelle storie, quelle origini. La Spagna è stata per quattro secoli la padrona assoluta di Porto Rico, che divenne un porto strategico dell’impero spagnolo nei Caraibi. Solo nel 1897 il governo spagnolo accettò lo Statuto per l’autonomia di Porto Rico e successivamente nacque il primo governo autonomo portoricano, anche se restò alla Spagna il diritto di esprimere un governatore con poteri pieni. Nel 1898, con lo scoppio della guerra ispano-americana, Porto Rico fu invasa dagli Stati Uniti d’America. Divenne un bottino di guerra per gli USA, che diedero inizio ad un regime militare con i funzionari statali e il governatore nominati dal presidente degli Stati Uniti, annullando la Carta Autonomica portoricana. Una successiva legge del 1917 concesse ai cittadini portoricani la nazionalità statunitense, soprattutto al fine di poterli arruolare come soldati durante la prima guerra mondiale. Solo con l’amministrazione Truman fu possibile che nel 1949 Luis Muñoz Marín fosse il primo governatore di Porto Rico ad essere eletto dal popolo. Gli Stati Uniti hanno comunque sempre fatto il bello e il cattivo tempo in Porto Rico, in funzione dei loro interessi. In particolare con le basi militari, ubicate in località di grande pregio paesaggistico e ambientale dell’isola. Una vera e propria colonizzazione che i portoricani non hanno mai accettato e che ha motivato numerose manifestazioni contro le basi ubicate sia nell’isola principale che nelle altre più piccole. (Porto Rico è costituito, oltre che dalla isola omonima, anche da altre isole minori). Le proteste popolari hanno prodotto la restituzione nel 2004 di alcune terre nell’isola di Vieques ove era presente una delle basi militari più importanti, in un’area ad altissima vocazione agricola. Ancora oggi resta disatteso l’impegno degli USA a bonificare le spiagge e le terre inquinate dagli ordigni e dalle apparecchiature militari. Fu ancora Truman nel 1952 ad autorizzare un referendum democratico in Porto Rico che portò alla scrittura di una Costituzione portoricana chiamata E. L. A. (Estado Libre Asociado de Puerto Rico) che si configura come un Commonwealth politico che definisce il rapporto fra i due stati. Si tratta di una singolare forma di Costituzione, difficile da spiegare e da capire. Di fatto Porto Rico è un libero stato solo nominalmente, in quanto è sotto la giurisdizione degli Stati Uniti che hanno potere decisionale su tutte le questioni politiche, sociali ed economiche del paese. I portoricani residenti sull’isola non hanno diritto di voto né per il Congresso, né per il Presidente degli Usa, ma sono soggetti ai provvedimenti e alle leggi da essi adottati, anche in settori come la politica estera e la difesa. Dopo 117 anni dall’occupazione americana, a Porto Rico si parla spagnolo e non inglese, il paese ha la sua bandiera e una squadra olimpica propria. Gli Usa invece governano e controllano la moneta, le comunicazioni e il commercio e rilasciano il passaporto. E’ come se Portorico fosse divisa fra due mondi da cui i portoricani potrebbero attingere le cose migliori. La principale ricchezza culturale portoricana è data dalle radici latinoamericane anche se il paese guarda all’America del nord e usufruisce delle sue tecnologie. I portoricani sono considerati cittadini americani, con oltre un milione di essi residente negli Stati Uniti. Vengono da Porto Rico noti personaggi dello spettacolo come Ricky Martin e Marc Anthony, Daddy Yankee e Jennifer Lopez. E’ un paese ricco di risorse naturali il Portorico. Alle spettacolari foreste tropicali si accompagnano aree desertiche. L’estate dura praticamente tutto l’anno ed è sempre possibile la balneazione. Nell’isola di Culebra c’è la spiaggia di Flamenco, considerata la terza più bella del mondo. Numerosissime le varietà di fiori e frutti. Le poche montagne offrono paesaggi di grande fascino dati dalla particolare conformazione geologica. Pur essendo stata proclamata San Juan “Capitale americana della cultura 2015” le radici del paese restano profondamente latinoamericane con la sua musica, il ritmo, la cucina. Diverse tradizioni, cultura e colore della pelle degli abitanti. Porto Rico ha tutte le carte in regola per essere un’isola felice nel cuore dei Caraibi. Cosa gli manca? Sicuramente l’orgoglio di una vera indipendenza che tuteli la dignità di un popolo capace di autodeterminazione. Sentimento che si scontra però con i non pochi portoricani che vorrebbero diventare cittadini del cinquantunesimo stato della Repubblica Federale statunitense. Intanto Porto Rico resta un paese a metà strada tra USA e America Latina, economicamente legato agli Usa e dipendente dalla rete commerciale statunitense. *Elba L. Figueroa ha conseguito il PhD (Philosophiae Doctor) in letteratura presso la Università di Porto Rico. E’ attualmente docente di spagnolo e di comunicazione scritta presso la Universidad del Este. Ha una discreta conoscenza della lingua italiana parlata e scritta. Conosce la Sardegna ed è molto interessata ai temi dell’autonomia e dei rapporti fra governo centrale e locale. |