Alle fronde degli salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese [di Franco Meloni]
Quando la violenza dilaga, e lo sgomento ci rende coscienti che la Pace, estremo traguardo di noi, piccoli uomini, è lontana, possiamo reagire solo appoggiandoci ad un olivo e cercare di trarne forza. Noi possiamo e dobbiamo elaborare una strategia che riduca l’effetto del male. La Sardegna è terra antica, al centro del Mediterraneo, mare che ha nutrito le terre con quantità enormi di sangue mischiando dolore e conoscenza. E’ al Sud dell’Europa e con la sua civiltà che ha prodotto non solo Nuraghi, può dare risposte se Odisseo, alla ricerca dell’ignoto vuole varcare i limiti del sapere. Noi sappiamo cosa significa varcare il Mare. Abbiamo provato la tristezza di non poter reposare nel ricordo ossessivo delle mille luci del nostro cielo. Le stelle sono meno luminose se viste in luoghi, magari magnifici, ma dall’altra parte del mondo. E se nuvole perenni ci opprimono in terre dove il si non risuona, la mancanza della loro brillantezza ci soffoca e il profumo del lentischio è solo ricordo che aggiunge dolore. Questo è l’anno della luce. Magnifiche teorie ci fanno credere di esserci allontanati dalle clave per risolvere i conflitti. La luce è sempre stata segno di conoscenza. Può esserlo anche di civiltà se sappiamo trarne auspicio. Forse la mela splendeva nel troppo sereno Giardino dell’Eden quando ci siamo accorti della nostra responsabilità, e abbiamo iniziato a migrare. Una cometa sta passando sui grandi cieli dell’Europa. Abbiamo la possibilità di intenderla come segno di Pace o come, imitando i paurosi e i vigliacchi, un segno di calamità. Sta a noi decidere, e dobbiamo farlo coscientemente, per non vergognarci quando i nostri nipoti impauriti dovranno ricostruire il cammino che porta alla tollerante convivenza di simili. Questa è una sfida di civiltà che non ammette errori che impediscano di dover dire che le cetre oscillavano lievi al folle vento. Foto: …..La bocca ricordi bruciava di Antonello Dessì |