Il modello innovativo dell’Olanda: la rete di città [di Stefano Sotgiu]
La Nuova Sardegna 21 novembre 2015. BrabantStad è una rete di città olandesi inserita nel network Eurocities. Ne fanno parte Breda, Eindhoven, Helmond, ’s-Hertogenbosch – meglio nota come Den Bosch, Tilburg e la Provincia del Nord Brabante. Nel suo sito – http://www.brabantstad.nl – si legge che il motto “Together we are stronger” – insieme siamo più forti – è il fondamento della loro collaborazione. BrabantStad è fra le cinque regioni europee più importanti per l’economia della conoscenza e per l’innovazione e, si legge ancora, lavora per un Brabante più attrattivo, accessibile, competitivo. Queste città, per ottenere i loro obiettivi, non hanno costituito un nuovo livello amministrativo ma una forma “leggera” di cooperazione, creando un Comitato guida formato da un delegato e cinque consiglieri comunali, uno per città. Un commissario del Re ed i cinque sindaci hanno la funzione di ambasciatori. La rete si è data una struttura tecnica agile, un Bureau, coordinato da un manager di programma che gestisce un segretariato, responsabile anche della comunicazione. Le cinque città si vedono regolarmente ogni trimestre, di martedì, nei BrabantStad Tuesday per discutere sia dal punto di vista politico, sia tecnico di come avanza il loro programma. Hanno dato alla loro rete una forma di governance – e non di governo – basata sul Piano strategico, una Task Agenda. Il Brabante è uno dei tanti esempi di governo in un’epoca postfordista, caratterizzata dalla crisi delle forme rigide e gerarchiche di organizzazione pubblica e popolata da strutture agili, flessibili, a geometria variabile ed a legami deboli. Strutture a rete che vengono considerate molto più adatte ad affrontare le sfide di un’economia turbolenta ed in continua mutazione. Spesso queste forme sono pubblico-private. In alcuni casi ad esse aderiscono anche le Camere di Commercio, che diventano partner a tutti gli effetti del governo di un territorio. Tenere presente queste realtà è di fondamentale importanza oggi che nel nostro Paese e nella nostra Regione affrontiamo una riforma degli enti locali che inciderà inevitabilmente anche sulla nostra capacità di produrre politiche economiche efficaci. La domanda che emerge è se forme più strutturate siano oggi adeguate ad affrontare le sfide che ci aspettano o se invece si debba lavorare con strumenti più agili e flessibili. Se le forme gerarchiche in cui esistono leadership indiscutibili di centri siano adatte a tutti i territori. Se non sia invece necessario, pensando a forme di governo più innovative, tenere conto del fatto che esistono realtà differenti, caratterizzate da alleanze paritarie o quasi-paritarie di città medie, che mal si adattano a modelli integrati e centralistici. Sotto questo punto di vista l’ordinamento italiano offre un campionario di strumenti che consentono la nascita di reti informali. Un uso più attento di Intese Istituzionali di programma ed Accordi di programma quadro, soprattutto più rispettoso del corretto adempimento di questi contratti, consente forse di mettere a disposizione dei territorio strumenti più adeguati della tradizionale forma organizzativa integrata di governo, magari nell’ambito di una cornice istituzionale che tenga conto delle magnitudo socio-economiche relative delle città appartenenti ad un territorio vasto. Se un insegnamento emerge dai conflitti sulla nuova organizzazione dei governi locali di questi giorni, è che nessun compromesso può essere più accettato sul nostro impegno per la massima qualità istituzionale e la sua massima adeguatezza ai fenomeni da governare. Della forma-rete oggi si parla poco. Esistono nella riforma in discussione elementi interessanti per un percorso che vada in quella direzione, che in Europa trova ampio spazio. Pensiamoci. |