Per l’amor di Dio rispettate quei morti! [di Marcello Fois]

giudizio_universale_2

E allora dottor Cappellacci ha visto che alla fine i sardi le hanno creduto? Ha visto che ha colpito nel segno quando, zainetto in spalla, aria da bel bello, si aggirava per le campagne in uno spot, pagato con molti soldi pubblici, per dire che insomma questi pedanti difensori del territorio a noi sardi ci stavano mettendo le mani in tasca? Sorridente e concessivo ci raccontava che di territorio integro in Sardegna ce n’era fin troppo e che, in un’economia di sussistenza, vietare troppo significava adottare un sistema punitivo.

Sempre con i nostri soldi aveva pagato una costosa campagna pubblicitaria di domande e risposte, dove auspicava l’avvento di tempi belli in cui impunemente i balconcini potessero essere trasformati in camerette per bambini senza che questo si dovesse chiamare abuso. Le hanno creduto e l’hanno votata in molti. Ora credo che dovrebbe fare un passo indietro di fronte all’evidenza che un’alluvione eccezionale fa danni eccezionali dove ancora esiste il territorio, ma fa morti, dove il territorio non esiste più. Se si sta preparando a partecipare al funerale di quelle 16 vittime, che le hanno creduto, io penso che dovrebbe pensarci a lungo prima di considerare punto cardine della sua proposta elettorale la deregulation edilizia, l’ammorbidimento del Piano Paesistico Regionale e lo scioglimento dei vincoli che tentano di difendere la nostra martoriata regione dal cemento selvaggio.

Penso che i suoi spin-doctors debbano ragionare su formule alternative che non facciano ricorso necessariamente al ventre molle dell’elettorato, ma, finalmente, alla sua testa. Lo so che se si dice solo la verità in campagna elettorale si rischia di perdere e  capisco che lei, dottor Cappellacci, debba rendere conto ai suoi grandi elettori, sia a quelli di destra, sia a quelli di sinistra, ma, forse, sarebbe corretto e rispettoso andare verso quelle bare con un intento solenne per una volta rivolto ai sardi e non agli elettori sardi. Magari, nelle segrete stanze, potrà rimettersi lo zainetto in spalla e rassicurare i suoi potenti sostenitori del Partito Terzo Trasversale Sardo, – muratori, monsignori e medici, – a proposito del fatto che la scorpacciata cementizia, come da contratto pre-elettorale, è solo rimandata a tempi migliori, quando di questo evento eccezionale, di queste 16 vittime, ce ne saremo dimenticati.

Ma, gli elettori, avevano creduto anche in Lei, dottor Soru, quando ha giurato solennemente che niente l’avrebbe fatto desistere dall’impegno di considerare sacro il territorio dei sardi, e invece, con un atto di caratteriale vanità, ha lasciato la regione in mano a un manipolo di congiurati che dal suo stesso partito stavano accordandosi per defenestrarla. Sono gli stessi con cui oggi, finalmente normalizzato, è schierato. C’è una grave responsabilità in quella svista e una incontrovertibile evidenza: lei è un uomo d’onore, ma non è un politico. Non si è fidato di chi l’ha eletta e ha preferito adattarsi al sistema partito che l’aveva osteggiato.

Lei, dottor Soru non ha capito che la sua forza consisteva proprio nel fatto di non far parte di quell’establishement che, ob torto collo, si era visto costretto ad appoggiarla alle elezioni. Lei ha risposto picche a quei sardi che le hanno creduto proprio perché la ritenevano “a parte” e li ha condotti verso l’insensatezza della politichetta locale, fino all’attuale disastro del PD isolano.

Sarebbe tempo di riposo. Di verità e giustizia. Sarebbe tempo di pretendere parole chiare e senso di responsabilità evitando la vanità del politichese e quella del politicante. Sarebbe tempo di ammettere pubblicamente le proprie sviste. Sarebbe tempo di rischiare tutto per tutto: anche di ammettere che le elezioni non si possono, e non si devono, vincere a tutti i costi.

Per l’amor di Dio rispettate quei morti!

One Comment

  1. Condivido in tutto il pensiero di Marcello Fois, anche col contributo dello stesso Soru su rai 1 di oggi.Ripetto per l’ennesima volta quello che penso sulla candidatura di RenatoSoru alle prossime regionali. C’è una battaglia da combattere,e,una sola persona è oggi in grado di metterci la faccia senza vergognarsi o pentirsi delle proprie idee, quelle stesse che hanno fatto nascere in Sardegna una forte coscienza per la difesa del territorio e non solo. Se Soru si ricandidasse,come dice Marcello Fois, può essere che non venga eletto, ma rafforzerà attorno alla sua persona e le sue idee migliaia di sardi che mai voterebbero PD

Lascia un commento