Un tempio indù a Londra [di Franco Meloni]

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L’aeroporto di Stansted, a due ore da Elmas, era stranamente deserto. Le file che a volte duravano un’ora, erano stranamente spopolate sotto la grandissima volta della zona arrivi. I controllori dei passaporti non mostravano segni di particolare nervosismo. Il massacro della settimana precedente a Parigi non aveva, apparentemente, mosso la proverbiale flemma britannica.

Isis veniva dopo anni di terribili tensioni dovute all’IRA e solo dieci anni fa un bus era stato privato del piano superiore, così caratteristico, da una bomba assassina. Il numero 30, che Valeria prendeva regolarmente nello stesso arco di tempo dell’attentato. E, ne sono sicuro, i londinesi sono stati immunizzati dal vaccino V2 generosamente fornito da Hitler. Magari temono di più gli incendi e gli scioperi dell’Underground.

E se fingono sicurezza, sono credibili, ottima scuola britannica. I compleanni dei nipoti non devono essere trascurati solo perché un vento di follia attraversa la terra. Una settimana per festeggiare i cinque anni di Max e per vedere una mostra di Kalder. In rigoroso ordine di importanza.

Nel frattempo, solita vita: accompagnare i bimbi a scuola, controllare la freschezza dei pesci dal venditore che ne esalta la qualità come un qualunque pescatore al mercato di S. Benedetto, prendere un cappuccino non troppo orrendo nella rivendita di una giovane signora toscana che guadagna molto e vive poco, gironzolare tra i mercatini lontani dalle folle italiche stile Portobello, e così via.

Valeria è sempre preoccupata che mi possa annoiare, quindi mi trova delle alternative ad una sana e tranquilla passeggiata per Islington. Visita ad un tempio indù.

Le terze hanno una ricerca comune sull’India e tre classi possono andare a visitare il tempio più importante di Londra. Benissimo, cosa sarà mai tenere a bada cento ragazzini che, appena usciti dalla scuola sembrano delle molle lasciate andare dopo troppa chiusura. La maestra di Dylan, Eve, è felicissima dell’aiuto e, con le dovute istruzioni, mi vengono assegnati quattro esemplari della razza futura.

Eve deve aver frequentato un corso di incursori della marina di Sua Maestà perché il tono col quale si rivolge alla Yellow Class è secco e non ammette errori. Ordinati per due come cadetti al cambio della guardia, ci avviamo per prendere il 43, destinazione Highgate, 40, 50 minuti di bus.

Superiamo i passaggi pedonali dove le auto, incredibile, si fermano e con relativa facilità e ci mettiamo in fila per assaltare il 43. Ai semafori mi sono tornate in mente le previsione dei miei cari amici che prevedevano una brillante carriera, una volta in pensione, come Nonno Vigile. Si scende e si entra attraverso un portone con grandi sculture colorate che ci portano in un ambiente alieno, rispetto al traffico della grande città.

Tolte le scarpe, in silenzio, ad Eve basta solo sollevare un dito, siamo accolti in un grande salone. Al centro un tempietto e sulle pareti altri tabernacoli di diversa grandezza. Ovunque un profumo di erbe che, nella mia ignoranza, associo all’incenso. Un qualunque vegano saprebbe individuare le varietà. Prime domande: Shiva è maschio o femmina? Perché tanti dei? Perché, chiede Dylan, è sempre presente un serpente? Perché quattro, se non più, mani? Un sorridente signore risponde in modo più o meno efficace mentre iniziala cerimonia.

Due sacerdoti, scalzi e a torso nudo impiastrano tre statue nel tempietto centrale e le lavano subito dopo con potenti mestolate d’acqua. L’effetto è strano: con grande cura si ricoprono con frutta spremuta, colorata con gialli e con bianchi abbaglianti e subito dopo si sciacquano. L’operazione viene ripetuta moltissime volte variando il colore della mistura. Tutto accompagnato dal suono di una campanella e dalla fumigazione di un candelabro che viene acceso e spento ripetutamente. Il ciclo eterno delle variazioni, mentre mi ricordo la danza di Shiva come rappresentazione del vorticoso moto delle particelle nel Tao della Fisica.

Nella sosta pranzo, anche se il termine è sproporzionato ai panini rigorosamente vegetariani in dotazione, si continua con le domande. I bambini sono molto interessati e disegnano gli strani dei. Il più simpatico sembra Ganesh, tenero elefante che sembra uscito da un film di Disney. Dopo aver controllato,non sembra più così dolce e affettuoso, essendo stato ricomposto dopo un incontro durissimo con Shiva furente.

La visita, dopo altre cerimonie che non scalfiscono la calma dei bambini, termina con l’augurio che tutte le persone, senza distinzione alcuna, possano vivere in pace e armonia. Tutti siamo contenti per una pausa nella frenesia del momento. All’uscita una grande fotografia ritrae la Regina Elisabetta che, nella sua visita al tempio ha ricevuto una collana di fiori. Magari sta pensando, perplessa, che in cambio ha dovuto cedere un intero continente. Pace e serenità, shantih.

*Fisico. Narratore

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