Ripartire da Ghilarza, una delle capitali morali d’Italia [di Umberto Cocco]

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Lo storico Adriano Prosperi era a Ghilarza giovedì sera al dibattito di SardegnaSoprattutto su Gramsci e la religione, con Silvano Tagliagambe, Andrea Oppo e Maria Antonietta Mongiu che ha coordinato. E’ per la prima volta nel paese di Gramsci. Commuovendo i ghilarzesi lo definisce senza retorica «una delle capitali morali dell’Italia, che non ne ha una, ma molte, come Ghilarza, Recanati».

Racconta nel suo intervento l’autorevole storico, seguito in silenzio dal pubblico della Torre Aragonese, lui il laico studioso della Chiesa cattolica, della Controriforma, dell’Inquisizione: «E’ come se io stessi oggi sciogliendo un voto. Mio padre, contadino, comunista, litigava con il segretario della sezione perché rivendicava che si dovesse dare retta alla frase scelta da Gramsci per l’Ordine Nuovo, che campeggiava nella casa del popolo: istruitevi, perché abbiamo bisogno di tutta la nostra intelligenza».

Alternando cenni biografici e vicenda storica, il percorso formativo con i grandi maestri alla Delio Cantimori, gli amici fra i quali Carlo Ginzburg, e gli studi umanistici e della religione in un tempo in cui come ha detto «tutti facevano ricorso alla parola religione, i fascisti persino nei canti dei balilla, ma anche gli appelli degli antifascisti, laici, azionisti, a una nuova religione d’Italia», il professore della Normale entra nel vivo del pensiero di Gramsci e di quella “ossessione” per la religione, la Chiesa cattolica, il Vaticano, che il capo dei comunisti ha coltivato e che un libro recente di Giorgio Fabre (“Lo scambio. Perché Gramsci non fu liberato”, Sellerio, 2015) ha reintrodotto nella ricerca sul pensiero del grande intellettuale sardo.

E’ lo stesso Gramsci che conosce da quel che accade a Mosca, «dove si reca per la prima volta nel 1922 – ricorda Silvano Tagliagambe – la scienza dell’organizzazione per come la sviluppa Aleksandr Bogdanov nella Tectologia, decisiva per l’elaborazione di una concezione del partito, dell’organizzazione delle masse, del ruolo degli intellettuali, forse fondamentale nell’elaborazione del concetto di egemonia che il sardo riprende dal dibattito che ne segue», e di cui è un modello in Italia la Chiesa cattolica.

Il filosofo della scienza introduce altri due temi nella discussione con Prosperi: l’influsso della religione ortodossa russa e di quella naturale del Gramsci sardo dalle forti radici bizantine – di cui ha parlato Maria Antonietta Mongiu nell’introduzione- , senza purgatorio, duale; e il tema dei significati che cambiano, di una stessa parola trasformata da contesti culturali diversi.

Questo sito ospiterà l’intervento integrale a Ghilarza di Silvano Tagliagambe, e anche l’altro interessantissimo punto di vista di un cattolico, docente di Filosofia teoretica alla Facoltà teologica di Cagliari, il ghilarzese Andrea Oppo, che suggerisce la lettura della religiosità di Gramsci nella morale, nella forza trasformatrice della sua filosofia e della pratica politica, religione laica potente e in qualche modo non atea mentre lo è più di qualsiasi altro ateismo anche contemporaneo.

«E’ il San Paolo che costruisce la Chiesa, la figura che interessa a Gramsci – dice Andrea Oppo – più di Cristo e in ogni caso più della trascendenza», che l’intellettuale sardo coniuga in quel modo familiare dell’eredità nella memoria e della lunghissima durata, attraverso la memoria, delle cose e delle persone, che affida a una delle più belle lettere alla madre.

Chiuso in una cella, malato, Antonio Gramsci è agli occhi di Adriano Prosperi «e alla prova di ogni lettura rinnovata della sua opera – dice il professore – un gigante, creativo, energetico, vitale, che guarda sempre più in là del presente, si concede e offre speranza, sembra inimmaginabile».

Lo storico che più di ogni altro conosce il peso della religione in Italia e in Europa, il diverso peso qui e là e l’influsso radicalmente opposto, che ha studiato e raccontato in pagine memorabili la trasformazione della Chiesa cattolica in potere gerarchizzato, dominante, ottuso, dall’Inquisizione all’appoggio al fascismo, è sembrato rivendicare con qualche nota malinconica per il vuoto del presente, insieme il senso di giustizia di Gramsci che è in ogni riga dei Quaderni e delle Lettere, degli studi sul Risorgimento, sulla riforma agraria, sul Mezzogiorno, e la religione del papa Francesco. «Un papa che non solo non parla del purgatorio, ma se notate nemmeno dell’inferno. Parla delle ingiustizie sulla terra. Si può ricominciare da Gramsci – dice Adriano Prosperi – perché è necessario e io lo vedo possibile anche dopo la pubblicazione del libro di Giorgio Fabre. Necessario perché si chiudono spazi di democrazia, si negano diritti a cominciare dai luoghi di lavoro e che le parole in cattivo inglese non riescono a celare».

SardegnaSoprattutto in collaborazione con il Fai Sardegna e con il patrocinio del Comune di Ghilarza, continuerà a tenere aperto questo dibattito, fra gennaio e i primi mesi del 2016 ospiterà altri  studiosi del pensiero di Gramsci tra cui Franco Lo Piparo e Luciano Canfora, e aprirà il dibattito sul parco letterario, i paesaggi di Antonio Gramsci. Lo ha annunciato Maria Antonietta Mongiu, mentre arrivava a Ghilarza proprio in quelle stesse ore la notizia dell’avvio da parte del Ministero dei Beni culturali della procedura per il riconoscimento della casa di Gramsci come monumento storico, su richiesta della Fondazione Berlinguer, titolare dell’edificio, e degli eredi Gramsci Paulesu che donarono gli oggetti del museo.

One Comment

  1. Caterina Chiodino

    Grazie per questa bella serie di articoli. Come già é stato detto in un altro intervento, non si tratta di trovare in Gramsci le risposte per il mondo di oggi. Invece, si rimane sempre sorpresi dalla sua intelligenza e dagli spunti che ancora oggi il suo pensiero può stimolare, e in questi tempi é come una boccata di aria fresca.

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