Ritornare a Gramsci sarà la risposta? [di Franco Mannoni]

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Il giorno dopo la possente avanzata della destra lepenista francese , la sinistra percossa e attonita cerca le ragioni di una altrui prevedibile vittoria e di una altrettanto prevedibile sua sconfitta. La temperie nella quale l’avanzata della destra procede è quella di un mondo e di un’ Europa che non riescono a venire a capo dei grandi problemi che li coinvolgono. Dalla questione del futuro fisico del pianeta, alla bomba demografica, alle guerre endemiche, al terrorismo e , infine, alla crisi complessiva dell’idea della crescita continua e rassicurante.

Al secolo delle garanzie e del welfare (per lo meno nel mondo nord occidentale) è seguito il tempo del rischio, della precarietà e dell’incertezza. La destra risponde con l’individualismo, con la chiusura negli spazi nazionali un tempo garantiti e oggi minacciati, seppure in maniera diversa, dall’immigrazione e dal terrorismo, con l’anticapitalismo trattino finanziarizzazione.

Offre all’incertezza una difesa, seppure illusoria dal punto di vista della cultura democratica, delle conquiste raggiunte, dello stesso modo di vita a cui siamo avvezzi. Lancia messaggi che spaziano, nella società, verso i territori ritenuti esclusivi della sinistra e vi conquistano consenso, con narrazioni sostenute dal messaggio di intellettuali di non esile profilo. La sinistra, quella che si è sperimentata nel governo dei paesi d’Europa, perde e arretra. Trova una sua funzione nella retraite, nel farsi da parte per consentire al centrodestra di Sarkosy di affrontare la destra! La sinistra di opposizione tende vivacemente verso lo zero.

E’ successo che la sinistra da molto non ha più, come scrive Franco Cassano,”il vento nelle vele”e non se ne é accorta. Mentre il mondo riorganizza le produzioni non più sulla fabbrica , ma sulla stampante 3D, si rivoluziona la produzione e il consumo, le città diventano megalopoli fondate sul commercio e le produzioni immateriali, la sinistra resta ferma alle proposte e alle organizzazioni obsolete.

Ha da molto scelto per il mercato e il sistema capitalistico, ma fa finta di niente. In Italia oggi tampina Renzi passo passo, ma le riforme in senso mercatista sono state introdotte dai ministri di esperienza comunista. Tenta una visione cosmopolita, ma non si fa carico delle trepidazioni e delle incertezze dei cittadini che non vedono lavoro per i propri figli e si sentono minacciati nella prospettiva della sicurezza. La sinistra europea è una delle vittime della globalizzazione, che ha scardinato il ruolo economico del vecchio mondo, erodendone i margini di profitti da redistribuire.

Lenin affermava che “l’Europa occidentale è il centro dell’imperialismo che, sulla base dello sfruttamento dei paesi coloniali, permette alle classi dominanti……di concedere sovra salari alla classe operaia.”

Oggi non è più così, ma venuto meno il terreno del conflitto di classe per la distribuzione della ricchezza, la sinistra non è stata più in grado di proporsi come forza egemone per una nuova fase di sviluppo dell’economia e della società. In Francia, sono d’accordo con Nicolò Migheli, l’egemonia si sta trasferendo alla destra e al populismo. In Italia corriamo il rischio che il populismo generico ma tendenzialmente di destra dei pentastellati raggiunga simili risultati.

Ritornare a Gramsci perché ci aiuti a capire può essere utile. Direi che colmare il deficit di cultura che oggi affligge la politica è comunque necessario. Ma non sarà sufficiente. Non si potrà sfuggire, nel breve medio tempo, a scelte puntuali e responsabili. Renzi e il PD sono capaci di momenti di coinvolgimento come di suscitare insoddisfazioni e riserve.

Soprattutto avremmo bisogno, in Sardegna particolarmente (si pensi alla riforma degli enti locali!), di un PD vivo , che i banchetti li installi ogni settimana senza foto ricordo e in ubicazioni anche meno garantite ma più vive, ma che discuta di problemi anche fuori dell’asfissia dei suoi organi dirigenti.

C’è materia per nuovi spazi della politica. Ma anche la parte pensante della sinistra non ritiene di soffrire di puzze sotto il naso, di benaltrismo et similia?

One Comment

  1. giovanni

    Caro Mannoni il tempo delle nostalgie e’ finito.
    Avete consegnato l’Italia nelle mani di Renzi e Berlusconi.
    Ma non dimenticate che il “welfare state’ vagheggiato e’ stato demolito dalle riforme del lavoro note come Job’s act. Oggi Gramsci si vergognerebbe di voi!

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