L’importanza di chiamarsi Erasmo [di Raffaele Deidda]
“Il folle porta dipinto sul volto tutto ciò che ha nel cuore. Il saggio, invece, usa due linguaggi: con uno dice la verità, con l’altro dice ciò che ritiene opportuno; egli sa cambiare il nero in bianco e il bianco in nero” da “Elogio della follia”, opera di Erasmo da Rotterdam pubblicata nel 1511. Con forza contro i benpensanti e le loro ipocrisie, Erasmo completava “Proprio per questo ritengo che i re e i principi, in mezzo al loro lusso, siano molto infelici, dal momento che non trovano nessuno che dica loro la verità, e quindi sono costretti a considerare amici solo i buffoni di corte”. C’è oggi un altro Erasmo che di cognome fa De Angelis. Si tratta del direttore de l’Unità, il giornale che ancora porta la dicitura “Quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924”. Erasmo De Angelis, già giornalista Rai e del Manifesto, già presidente di Publiacqua, azienda toscana che detiene la gestione dell’acqua, già sottosegretario alle Infrastrutture, già coordinatore della struttura di missione di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico, è stato voluto da Renzi come direttore dell’Unità. Di cui nel 1923 Antonio Gramsci disse: “Dovrà essere un giornale di sinistra. Io propongo come titolo l’Unità puro e semplice che sarà un significato per gli operai e avrà un significato più generale”. Ha riportato lo scorso mese di luglio il Fatto Quotidiano che De Angelis, a commento degli articoli di stampa che riferivano delle conversazioni di Renzi col generale della Guardia di Finanza Adinolfi in merito alla strategia di far dimettere Enrico Letta, all’epoca ancora presidente del Consiglio, perché “è incapace e andrebbe governato da fuori” ha scritto: “Proviamo umana compassione per chi usa innocenti evasioni letterarie per combattere goffamente il migliore esecutivo degli ultimi 178 (?) anni di storia della Repubblica. Lungi dall’apparire irriguardoso e volgare, il nostro Matteo si mostra con grazia antica e nitore morale d’altri tempi. Non nascondiamo che, in redazione, quando abbiamo letto la parola “Mazinga” ci siamo commossi. E siamo sicuri che lo abbia fatto anche Gramsci.”. Anche Erasmo De Angelis ha voluto vestire non i panni del folle ma quelli del saggio che “sa cambiare il nero in bianco e il bianco in nero“. La sua Unità ritiene di essere, ancora, un giornale di sinistra. Un suo redattore, Dario Corallo ha scritto: “A chi appartiene il nome “sinistra”? Chi sono i “compagni”? Di chi è Antonio Gramsci?“. Riferito ai promotori della petizione “Togliamo il nome di Antonio Gramsci dal quotidiano l’Unità” ha aggiunto: “Voi parlate di Gramsci come i Parabolani parlavano di Gesù: “è cosa nostra”. Non è così. Marx, Gramsci, Castoriadis, Engels, Lukacs, Sorel sono filosofi e i loro pensieri sono patrimonio dell’umanità, non di una parte”. Con la perla di saggezza finale: “Nessuno può essere intestatario della parola sinistra perché, semplicemente, la sinistra non è qualcosa di già dato, qualcosa di fisso.”. Spiegando indirettamente come Gramsci possa essere patrimonio anche delle destre, di quella francese in particolare. Ma come, in questo sito, osservava Nicolò Migheli, “Il centro sinistra europeo di governo invece ha ignorato il pensatore sardo, ed è caduto nella trappola della egemonia altrui. Basta vedere come siano stati abbandonati i valori del lavoro, la difesa dei ceti deboli, l’eguaglianza delle opportunità considerata un residuo ideologico”. Oggi l’Unità è un house organ renziano più che del Pd (altro che giornale di sinistra, come volle Gramsci!) che trasuda ottimismo e attiva la caccia a gufi e rosiconi che combattono goffamente “il miglior esecutivo degli ultimi 178 (?) anni di storia della Repubblica”. E’ evidente nella vicenda salva-banche dall’incipit di un articolo che considera pretestuose le polemiche (senza specificare che sono riferite al ruolo della famiglia Boschi): “Salvi i correntisti, i risparmiatori e i dipendenti. Protezione garantita per chi è stato truffato, grazie a un fondo istituito ad hoc al quale si accederà tramite arbitrato”. E’ davvero così oppure, come dichiara il ministro dell’ Economia Padoan, è troppo presto per parlare di rimborsi ai risparmiatori coinvolti? Si tenderebbe a credergli e ad essere meno ottimisti di quanto l’Unità vorrebbe fossero i suoi lettori, da cui attende fervente sostegno alle verità del premier-segretario. Se si volesse, con grande azzardo, rilevare una differenza fra l’Erasmo del passato e il direttore dell’Unità si potrebbe osservare che mentre i re e i pricipi di un tempo “non trovano nessuno che dica loro la verità e quindi sono costretti a considerare amici solo i buffoni di corte”, oggi è Renzi che dice ai suoi fedelissimi quale verità va raccontata.
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