Perché dico no alla proposta di aumento dell’ IRPEF per riappianare il deficit sanitario [di Anna Maria Busia]

5-Nivola-Protestatario

La prima considerazione che faccio è sicuramente legata all’ingiustizia in sé del provvedimento che si intende adottare. Vi sono però delle considerazioni tecniche e di esperienza che suggeriscono/impongono una soluzione diversa al problema del disavanzo nella sanità sarda.

1 In assenza di un’adeguata riorganizzazione dell’assistenza sanitaria, le risorse aggiuntive, frutto dell’incremento della addizionale IRPEF, finirebbero per alimentare ulteriormente gli sprechi;
2 una consistente quota della spesa sanitaria può essere “rimodulata” attraverso un processo di disinvestimento da sprechi e inefficienze e può essere riallocata in servizi essenziali e in modelli innovativi.

Un sistema sanitario sostenibile è ottenibile con il pieno coinvolgimento efficace ed attivo delle aziende sanitarie, di tutti gli operatori , di tutti i soggetti sociali e istituzionali variamente coinvolti, e dei cittadini.

La salute non è solo un valore di per sé ma è anche un driver per la crescita. Solo una popolazione sana può consentire il raggiungimento del pieno potenziale economico del proprio Paese”. Cosi inizia il documento ufficiale del terzo Programma europeo “ health for Growth” (2014-2020).

Ma è utile ricordare che la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale non è un problema esclusivamente finanziario; la salvaguardia della sanità pubblica dipende dalla capacità di ottenere il massimo rendimento – in termini di salute – dalle risorse utilizzate. Per fare questo bisogna innanzitutto intervenire per contenere le spese, rivedendo le modalità di erogazione dei servizi, accrescendo i livelli di appropriatezza, attivando interventi seri sulle procedure e modalità con cui il servizio pubblico acquista beni e servizi.

Occorre procedere verso un‘ottimizzazione dell’assetto organizzativo, anche con un ripensamento del ruolo e dell’integrazione tra pubblico e privato e con un rafforzamento della sanità integrativa e soprattutto stabilire che vi sia un reinvestimento costante in sanità di quanto ricavato dalla revisione della propria spesa.

Questa è sicuramente la questione principale che mi riporta alla considerazione iniziale secondo la quale vi è una ingiustizia di fondo nel provvedimento adottando e che prevede un aumento dell’ addizionale irpef regionale, sebbene con esclusione dei redditi fino a 15.000 euro e con percentuali differenti e progressive per le altre fasce di reddito.

Ma come già anticipato osta a tale provvedimento un problema tecnico di non poco conto ed evidenziato nella Risoluzione Ministero dell’Economia e delle Finanze, n. 5 del 15 giugno 2015, secondo la quale “ogni discrezionalità della Regione viene automaticamente meno nell’ipotesi in cui la stessa presenti dei disavanzi di gestione nel settore sanitario o sia impegnata nel Piano di rientro”.

In buona sostanza non vi può essere nessuna discrezionalità da parte della Regione che intenda utilizzare l’incremento IRPEF per superare il deficit sanitario: la maggiorazione deve essere prevista allo stesso modo per tutte le fasce di reddito. La soluzione proposta, a questo punto appare essere non in linea con il dettato normativo e ingiusta nel merito.

Insistere per l’odioso provvedimento che andrebbe a colpire tutti o pensare a soluzioni alternative?

*Consigliera Regionale Centro Democratico Sardegna

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