Conferenza di Parigi: due gradi di intelligenza. È la misura che serve all’uomo per fermare il surriscaldamento del globo [di Maurizio Rivolta]

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Nel pieno dei lavori della 21° conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici finalmente appare chiaro quali gravi conseguenze il surriscaldamento globale può arrecare al pianeta, agli ecosistemi, agli uomini. In una parola a noi tutti.

Al di là delle decisioni finali che i paesi nella totalità o in maggioranza vorranno prendere circa gli impegni per ridurre le emissioni di anidride carbonica (Co2) e limitare il surriscaldamento all’interno dei due gradi, un risultato è già stato raggiunto: la consapevolezza del problema, che tra l’altro in questi giorni si unisce ai terribili dati sull’inquinamento in alcune zone del pianeta tali da rendere “incompatibile” la vita dell’uomo. Come capita già in molte aree della Cina.

Purtroppo anche l’Italia appare in questa triste classifica: la Pianura Padana è una delle zone più inquinate del pianeta con costi sociali elevatissimi. Leggendo i numeri infatti, si contano 84000 decessi anticipati all’anno solo per le conseguenze dell’inquinamento nelle aree urbane. Il solo dato sarebbe sufficiente per respingere ogni tesi negazionista e dichiarare come priorità nazionale un piano di risanamento dell’aria nella parte più produttiva del Paese.

Cosa può fare il governo italiano. Un piano serio, basato su una riconversione della mobilità, sulla produzione di energie pulite, sulla ristrutturazione dei centri abitati in chiave energetico-paesaggista, porterebbe maggiore crescita economica ed una riduzione degli immensi costi sociali derivanti dall’inquinamento. I dati della cosiddetta “green economy” o economia sostenibili dimostrano quanto le aziende più moderne che hanno ormai adottato questo concetto come parte integrante della propria attività siano di fatto più dinamiche e soffrono meno i fenomeni di crisi che l’Europa sta comunque ancora sopportando.

Ci si può aspettare dunque che come primo risultato della Conferenza di Parigi anche il Governo italiano dia finalmente slancio ad un piano sociale/industriale/ambientale che fino ad ora è solo stato accennato e che trova ancora troppe contraddizioni in scelte sbagliate (le trivellazioni in Adriatico solo per citarne uno).

Così come ci si deve aspettare da parte dell’Europa uno slancio ulteriore e comune, rinunciando magari anche in questo ambito ad un pizzico di sovranità nazionale per concordare un Piano Energetico Europeo che consenta allo stesso tempo di ridurre le emissioni, di avviarsi verso una economia “oil free”, risanare le aree critiche e diventare leader a livello mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici, con benefiche conseguenze sulla salute ma anche in campo economico.

Cosa possiamo fare noi tutti, cittadini italiani. Ma non solo dai governi o dalle organizzazioni economiche ci si deve aspettare un maggiore impegno e sforzo, anche da tutti noi singoli individui. E’ infatti dimostrato come ogni cittadino italiano possa “ottimizzare” attraverso nuovi comportamenti “virtuosi” il proprio impatto sul clima di un buon 20/30%, adottando stili di vita attenti e responsabili su abitazioni, energia, rifiuti, mobilità, alimentazione e molto altro.

Non è una rivoluzione ma semplicemente un logico processo di presa di coscienza e consapevolezza coerente con l’obiettivo di migliorare la qualità del vita, per noi, per la Terra e per le generazioni future. Per parafrasare il Presidente Obama, siamo la prima generazione a soffrire dei cambiamenti climatici e l’ultima a poter fare qualcosa per invertire la tendenza e “riconciliarci” con Madre Terra come ci propone Papa Francesco.

Il FAI con molti nuovi progetti, come ad esempi i “beni sostenibili” ha avviato questa nuova fase. Ci si aspetta che dopo Parigi molti altri si uniscano a questa “new wave”.
*http://www.fondoambiente.it/Visto-Dal-FAI
** Consigliere di amministrazione del FAI

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