Auguri Sardegna! [di Raffaele Deidda]

Chelu

Cara Sardegna, è passato un altro anno. Non è stato come quello precedente, di poche soddisfazioni e di molte delusioni ma migliore, vero? Sicuramente hai potuto rilevare nei tuoi amministratori un nuovo senso dell’onore nel servire la propria terra con competenza, onestà morale e sacrificio.

Hai certamente notato la serietà e l’affidabilità della tua classe dirigente, eletta o nominata, che ha evitato l’espandersi dello spirito di sfiducia da parte dei cittadini verso i loro rappresentanti e quindi verso le istituzioni.

Hai potuto verificare un agire politico nel segno del servizio e non del potere, del bene comune e non di quello di parte. Hai apprezzato la nuova missione politica che ha prodotto forme di vita migliore per tutti e senso della collettività, non autoreferenzialità.

Ah, dici che non è andata così? Ancora troppi sardi non possono pagare le bollette. Tantissime le famiglie che non possono comprare i libri scolastici, che chiedono aiuto alla Caritas. Troppe le persone che non possono sottoporsi a cure essenziali. Troppi i padri di famiglia che hanno perso il lavoro. Buona parte dei giovani istruiti ti abbandonano.

Dici che questa è la situazione mentre chi governa prosegue nei giochi di palazzo avendo garantiti, per sè e i propri collaboratori, compensi elevatissimi. Dici che i parlamentari, i politici regionali e anche quelli comunali dovrebbero dare l’esempio con gesti forti sul piano personale, rinunciando a prebende e benefici, accontentandosi di un dignitoso stipendio da pubblico dipendente?

Sei preoccupata? Si avverte. Vedi chiudere migliaia di attività produttive e commerciali, desertificati paesi e territori. Assisti allo sfilare delle marce per il lavoro e la salute nell’indifferenza dei responsabili che le vivono come quinte sceniche qui da te e a Roma.

Sei percorsa dalle molte manifestazioni a favore dell’ambiente contro folli progetti di sfruttamento delle tue risorse naturali eterodiretti, che arricchiscono pochi e impoveriscono irrimediabilmente la qualità del tuo territorio. Ancora una volta vedi parte della tua classe dirigente comportarsi da ascara senza che ne abbia neppure consapevolezza.

Ti ripeti che per fare politica bisogna amare la propria terra  e che bisogna usare il cuore per governarla. Ancora una volta sei un pò ingenua, cara Sardegna. Eppure alcuni tuoi figli hanno prodotto sagge riflessioni come: “Mraxiani ia fattu votu de fai unu conillu, ma cando ia biu su fillu, fudi mraxiani e totu”. (La volpe aveva fatto voto di generare un coniglio, ma una volta nato aveva visto che era comunque volpe).

Che cosa augurarti e augurarci, quindi, per il 2016?

Che non sia governata da volpi e da conigli ma da uomini, che nella consapevolezza delle difficoltà a individuare e perseguire il bene comune non siano supponenti e arroganti.

Che avendo avuto l’onore e la ventura di essere scelti come decisori si assumano l’onere di farlo avendo come unico obiettivo il bene tuo e dei tuoi figli, e non gli interessi propri e le volontà d’altri.

Che sappiano attendere con rispetto e con attenzione ai veri problemi dell’isola.

Che sappiano dire la verità sempre, senza esibire se stessi.

Che sappiano finalmente distinguere l’interesse proprio da quello della comunità regionale.

I migliori auguri, Sardegna.

3 Comments

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  3. enrico meloni

    ciao raffaele. l’amarezza fa sound con la speranza,è quello che ci vuole.

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