Cinquanta sfumature di affetto [di Franco Meloni]
Arlington Square è una piazza dove i bambini, dopo un’intera giornata passata a scuola, danno sfogo alle naturali voglie di correre, giocare e fare in modo che i genitori o chi per essi, mettano a dura prova l’ansia di vederli spenzolare a sei metri da un ramo di un albero paziente e forte, si spera. Arian, compagno di classe di Dylan, è bello, riccioli neri, occhi neri, pelle nera. Il padre è pure abbastanza nero, con un sorriso molto simpatico. Ci ritroviamo ormai da anni e facciamo parte della comunità variegata che comprende tra i tanti sudafricani, neri, e giapponesi, chiari, oltre a qualche inglese. I bambini sono frutto di unioni degne di un rimescolamento che rende Londra simile alla sala transiti di un grande aeroporto. Arian ha un fratello, John, due anni più giovane. Biondo come un vikingo. Un pomeriggio è arrivato in compagnia di un signore che ha fatto grandi feste ad Arian. Poi tutti e quattro sono tornati a casa. Una famiglia serena e attenta a dare grande affetto ai figli, ripresi da un orfanotrofio dove erano stati messi per dimostrata incapacità della madre a provvedere a loro. I fratelli sono riuniti e possono vedere la madre una volta l’anno. Dylan ha chiesto, è un bambino molto curioso, perché i suoi amici avessero due papà. Valeria ha risposto con naturalezza che se i figli sono circondati dall’affetto, non importa che sesso abbiano i genitori. Dylan è soddisfatto della risposta, pur ignorando cosa possa significare la solitudine e il gelo di un orfanotrofio. In un bel racconto di Nicola Lecca si descrive la varietà di sogni che possono avere dei bambini in una comunità neanche troppo truce. Uno dei bambini desiderava con grande insistenza avere una Ferrari. Visto che sognare non costa nulla, tendeva al massimo. I due fratellini non hanno bisogno di sognare per avere chi si occupa amorevolmente e responsabilmente di loro. Buona fortuna. *Fisico e Narratore |