Trivelle in Adriatico: “Incomprensibile e inaccettabile la decisione del Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi” [di Fondo Ambiente Italiano]

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Il FAI chiede regole e non deroghe, ben venga il Referendum. Il FAI – Fondo Ambiente Italiano giudica incomprensibile e inaccettabile la decisione del Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, di autorizzare la ricerca petrolifera al largo delle Isole Tremiti, in un’area tra le più delicate del nostro Paese per il paesaggio e la biodiversità marina, aggirando con un decreto attuativo rilasciato il 31 dicembre la disposizione – salutata dalla nostra Fondazione – con grande favore, della legge di stabilità che dall’indomani avrebbe bloccato simili concessioni.

Altrettanto incomprensibile e inaccettabile è l’atto del Ministero con cui si “congela” la concessione a oggi più contestata in assoluto, quella relativa ad Ombrina Mare progettata davanti alle coste abruzzesi. Solo alcuni mesi fa il Ministero dello Sviluppo Economico ha rilasciato ben 11 concessioni al largo della Puglia e 1 al largo del Parco del Delta del Po, per un totale di 69 concessioni operative di estrazione e 24 di ricerca.

Non comprendiamo, né riusciamo ad accettare una tale tracotante politica di intervento, proprio quando ben dieci Regioni, sostenute da cittadini, Enti Locali e Associazioni, hanno chiesto attraverso lo strumento del Referendum di fermare questa corsa all’oro nero in Adriatico, dannosa per il turismo e l’ambiente, e per nulla strategica per l’Italia.

La Strategia Energetica Nazionale (SEN), infatti, mira ad aumentare dal 2011 al 2020 l’estrazione di petrolio del 148%, ma a fronte di un crollo del prezzo del petrolio passato nell’ultimo anno da 120 a 35 dollari al barile. Le riserve accertate e presunte nei nostri mari, inoltre, sono molto scarse: 10,6 milioni di barili (dati Ministero dello Sviluppo Economico 2014), che potrebbero coprire appena 10 settimane dei nostri consumi petroliferi annui. Infine le royalties, che lo Stato riceve a fronte delle concessioni rilasciate, sono talmente irrisorie da far apparire questa operazione come una svendita.

Ben venga a questo punto il Referendum, di cui un unico quesito è stato ammesso dei sei presentati, che chiede di ripristinare il divieto di qualunque attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi entro 12 miglia dalla costa. È questo oggi l’unico strumento in grado di bloccare le concessioni future e stabilire un principio di garanzia, tra le necessità dello sviluppo economico e della tutela ambientale e paesaggistica.

Il FAI ha già chiesto con forza al Governo un piano di intervento per il rilascio delle concessioni, basato su un’analisi costi-benefici e sulla sostenibilità economico-ambientale complessiva. Oggi più che mai torniamo ad avanzare questa richiesta e chiediamo con forza al Presidente del Consiglio dei Ministri spiegazioni in grado di giustificare una simile politica di intervento, che si attua attraverso decreti singoli, ovvero deroghe, e non regole, e che ci sembra sacrificare quanto di più prezioso abbiamo – la natura e il paesaggio delle coste italiane – in nome di un beneficio o guadagno minimo, se non nullo.

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