Le grandi rivoluzioni urbanistiche [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 13/01/2016. La città in pillole. Le costruzioni in laterizio cambiano il paesaggio. Furono gli scavi di Pompei, voluti nel 1748 dal futuro Carlo III di Spagna, a mostrare, in forme quasi cinematografiche, la declinazione degli spazi urbani del mondo romano. L’eruzione del 79 d.C. fissò per sempre la complessità urbana che nessuno avrebbe potuto ricostruire giacché le città nei secoli vennero manomesse con riusi, distruzioni, rifondazioni – è il caso di Carales – o abbandonate come Tharros e Nora, riportate in luce nel Novecento ma, come Cagliari, con minore fortuna di Pompei nella conservazione.

Neanche lo studio degli umanisti del De architectura di Vitruvio era riuscito nell’intento poiché grandi rivoluzioni urbanistiche e architettoniche erano avvenute in seguito con gli imperatori che investirono nell’urbano perché il consenso nella capitale fu a lungo il collante del potere. Le costruzioni con laterizi e opera cementizia, misero in moto un processo che cambiò scena, economica e sociale, e paesaggio di Roma, creando il modello dei lavori pubblici come soluzione.

Un indicatore del paradigma anche a Carales sono le terme. Per l’assenza di acque calde, l’investimento fu edilizio, architettonico, e infrastrutturale con poderosi impianti idraulici e per riscaldare l’acqua. Attestati complessi di diversi periodi ed entità.

Notevoli quelli di Viale Trieste (si scavò una vasca del frigidarium!), Banca d’Italia- Sant’Agostino, Vie Angioy-Sassari con tecniche costruttive che li riportano al medio impero. Dotati di apodyterium, frigidarium, tepidarium, calidarium furono sottoposti a riusi e differenti destinazioni d’uso dal IV-V secolo in un mondo mutato.

I manufatti di Via Nuoro, connessi ad una villa rustica (fattoria), e di Via Nazario Sauro smentiscono la dismissione in città delle pratiche termali col cristianesimo.

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