Il filo rosso di Giulia Maria dalla grande editoria al FAI [di Maria Antonietta Mongiu]

giulia

L’Unione Sarda 15- 01- 2016. Libri. Nel volume scritto dalla Crespi, per Einaudi, l’autoritratto di una donna speciale. Il titolo è Il mio filo rosso. IlCorriere” e altre storie della mia vita edito da Einaudi. Il genere è quello dell’autobiografia in cui l’io narrante di Giulia Maria Crespi narra non tanto il suo privato quanto un vissuto che per nascita e posizione s’intreccia con quello di alcuni protagonisti del Novecento e con il Corriere della Sera di cui la sua famiglia era proprietaria dall’Ottocento. Molti personaggi sono il gotha dell’imprenditoria e del giornalismo da lei spesso percepiti provinciali fin quasi al ridicolo ove si pensi alla descrizionedelle sue prime riunioni al Corriere o alla giacca a grandi quadri di Angelo Moratti al primo incontro.

Classe dirigente non sempre adeguata alla contemporaneità, gestita questa il più delle volte al ribasso. Per la Crespi alcuni nomi sono solo “razza padrona”, perché per loro l’accumulazione travalica ogni valore o bene comune. Sono poco leali, compresi quelli fascinosi come Gianni Agnelli a cui Giulia Maria Crespi dedica parole dure ritenendolo rovinoso non solo per lei ma per l’Italia malgrado l’amicizia dall’infanzia e le promesse da cavaliere senza macchia. Sarà lui di fatto che porrà fine nel 1974 alla proprietà del Corriere di Giulia Maria Crespi, nel CdA del giornale dal 1962. Con i Moratti, prestanome di IRI e ENI, consentirà di fatto l’acquisto del Corriere da parte dei Rizzoli dietro cui c’erano Cefis e Montedison. Da quel momento in poi compare la P2 con tutto quello che ne consegue per il giornale più importante d’Italia, la politica e la nazione.

Solo un’altra donna ha avuto il coraggio di entrare nel “cuore di tenebra” delle pagine più oscure della storia recente italiana. E’ Tina Anselmi con un’altra funzione e un’altra storia. Giulia Maria Crespi lo fa con apparente leggerezza mischiando la grande storia con quella più minuta e personale. Non è meno protagonista e dolente avendo pagato lei insieme all’Italia un altissimo prezzo. Avanti più di tutti, più di quanto, non ammetta non per civetteria ma per uno spirito calvinista e contadino.

Scalatrice, sciatrice, escursionista e viaggiatrice sin da piccola secondo un profilo di un’aristocrazia nordica, poliglotta ed essenziale. Aborre a tutta prima il femminismo. In realtà una volta che si legga il libro in maniera approfondita si capisce che in Giulia Maria Crespi si condensa il senso più profondo della storia delle donne dell’ultimo secolo e delle contraddizioni da cui sono abitate a prescindere dalla condizione sociale.

Gli epiteti fanciullina di Giovanni Spadolini o quello più noto di zarina non la definiscono. Sono dette da maschi e sono sottilmente svalutative perché rimandano ad una percezione di ingenuità culturale e antropologica da una parte e di onnipotenza dall’altra. In realtà Giulia Maria, come si fa normalmente chiamare, è molte più cose e in ciò consiste la sua complessità tutta contemporanea che non ammette di essere circoscritta con definizioni.

E’ sempre difficile fare i conti con una persona governata da un profondo senso etico e da un bisogno di verità fino a rasentare l’eterodossia. Non a caso è capace di autocritiche feroci e di ammettere errori catastrofici. Segno di una forza costruita non sulla condizione di classe quanto sull’autocoscienza che passa attraverso il dolore, la solitudine, la compassione, l’amore. La cifra di questo s’invera in due episodi avvenuti, non a caso, in Sardegna e in India che ri-conosce come luoghi suoi di cui necessita e in cui vuole consistere.

La Sardegna è da 50 anni infatti uno dei luoghi di elezione. Insieme ai due superbi Canaletto e al salottino verde di Corso Venezia a Milano è il denominatore di una vita. Cala Trana a Palau è un pezzo di Sardegna fuori dagli stereotipi turistizzanti. Campagna sul mare con bestiame, rocce, stazzi, orto e frutteto, panche di legno ormai quasi bianco, e sos foghiles. Sobrietà e autenticità. Anche in Sardegna Giulia Maria Crespi prova disillusioni perché anche qui alberga una razza padrona solo che questa è eterodiretta, talvolta da quelli che ingannarono anche lei.

Il suo sogno visionario condiviso con Papa Francesco della centralità della terra ha trasformato il FAI, fondato nel 1975, forse per rielaborare il lutto della perdita del Corriere, nella realtà tra le più avanzate in Italia nella difesa della bellezza e dell’ambiente. Perché per dirla con la frase di chiusura del libro Proprio in mezzo al disastro la vita è ritornata.

*Foto: Giulia Maria Crespi a Cagliari nel Convegno Nazionale FAI Sardegna Domani, 28 Novembre 2013 Teatro Massimo

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*Il libro sarà presentato a Cagliari Lunedì 18 gennaio alle ore 16:00 alla Fondazione Banco di Sardegna in Via San Salvatore da Horta nel sesto appuntamento con Alla ricerca della storia perduta, il ciclo di appuntamenti del FAI che tematizza la storia e suoi esiti educativi e sociali.

I relatori si alterneranno su due tavoli tematici, uno prettamente storiografico, che traccerà il sostrato rivelato dalle parole della Crespi, il secondo riferito all’esperienza editoriale della stessa, al ruolo delle case editrici nella costruzione di un’idea di nazione, all’importanza che ha rivestito tale figura femminile nella “Milano del Corriere“.

Durante  la serata è iscriversi o rinnovare la propria iscrizione al FAI.

I Tavola Rotonda: Una biografia speciale nel secolo “brevissimo”

Gian Luca Scroccu Storico Università di Cagliari, FAI Sardegna
Laura Pisano Storica del giornalismo Università di Cagliari
Luisa Marini Responsabile Italia Nostra Sardegna
Franco Masala Responsabile Paesaggio FAI Sardegna
Maria Antonietta Mongiu Presidente Regionale FAI Sardegna
Coordina Susi Ronchi Giornalista, FAI Sardegna

II Tavola Rotonda: Una Donna nell’editoria della Prima Repubblica

Giorgio Pisano Editorialista L’Unione Sarda
Giacomo Mameli Direttore SardiNews
Romano Cannas già Direttore Sede Regionale RAI, FAI Sardegna
Franco Siddi Componente CdA della RAI
Coordina Maria Francesca Chiappe Capo Redattrice L’Unione Sarda

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