A proposito di asini vivi e morti [di Raffaele Deidda]

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Se i detti popolari come quello citato da Andrea Sotgiu fanno riflettere, certe storielle sono altrettanto efficaci nell’evocare e nel suggerire.

A proposito di asini, una di queste, ebraica, racconta di un uomo chiamato Moishe. Si recò in un villaggio per comprare un asino. Contrattò il prezzo col proprietario, pagò e i due si diedero appuntamento all’indomani per la consegna dell’animale. La sera, però, il venditore lo chiamò concitatamente e gli disse che l’asino era morto.

Fra i due ci fu questo dialogo:- Mi dispiace molto, ma pazienza. Verrò a riprendermi i soldi versati – Il fatto è che io quei soldi li ho già spesi- Ah…pazienza ancora. Vorrà dire che mi prenderò il corpo dell’asino – Ma cosa ci farai con il corpo di un asino morto? – Lo metterò come premio di una lotteria – Ma chi mai vorrebbe un asino morto? – Non dirò che è morto ma che sta riposando.

Una settimana dopo i due si incontrarono per caso e l’ex proprietario era molto curioso.
Dimmi Moishe, come è andata?Ah, benissimo! Ho organizzato la lotteria e sono riuscito a vendere 500 biglietti a 10 shekel ciascuno. Ho incassato 5000 shekelMa quelli che hanno comprato il biglietto non si sono lamentati? L’asino era morto!Si è lamentato solo uno, il vincitore del premioE tu che hai fatto?Gli ho restituito 10 shekel!

Dalla storiella un cittadino asino vivo potrebbe trarre questo insegnamento: Se è vero quello che alcuni sostengono, “se la Sardegna si ponesse come meta turistica internazionale i vettori low cost farebbero a gara a venire nella nostra regione”, non si potrebbe aprire in quel caso una sorta di lotteria per i vettori interessati ad aggiudicarsi le tratte low cost?

Nel senso che sarebbero loro a dare soldi alla regione e non viceversa. Non si andrebbe così incontro alle sanzioni della Ue né ci sarebbe il rischio che non vadano a buon fine i bandi per il co-marketing (comunque incoscienti gli imprenditori che rinunciano a 15milioni di euro per non aver posto una banalissima firma!).

Rispetto alla storiella ebraica, ci dovrebbe però essere una rilevante differenza. La Sardegna come meta turistica internazionale andrebbe posta in palio viva, non morta. Una volta concluso l’acceso dibattito dentro e fuori i partiti su chi ha più responsabilità per la fuga di Ryan Air, è possibile lavorare in direzione di una Sardegna efficiente, ben amministrata e pertanto attraente?

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