Emozioni all’ombra del Pirellone [di Veronica Rosati]

Family day

 

Non era necessario essere milanese di nascita per aver provato delle strane emozioni ai piedi del Pirellone lo scorso weekend. Era sufficiente essere consapevoli che il palazzo del potere della Lombardia lanciava, attraverso quelle finestre accese che componevano la scritta Family Day, un messaggio inequivocabile. Il governatore è leghista, quindi di cosa dovremmo stupirci? Possiamo dir loro qualunque cosa, ma i leghisti non hanno mai fatto giri di parole. Ogni messaggio arriva a tutti forte e chiaro. Siamo abituati alle loro grida fin dai tempi di Umberto Bossi.

Quelle finestre accese hanno scatenato un inferno politico e mediatico. Ancora una volta si è innescata quella spirale tutta italiana di strumentalizzazioni e di accuse di opportunismo verso tematiche serissime. Sotto il palazzo della Regione Lombardia ha ferito l’idea che qualcuno abbia voglia di manifestare contro gli altrui diritti. Ferisce ancora di più l’idea che in Italia non sia possibile un pacifico pluralismo di idee o una convivenza di molteplici forme di famiglie. Un’onda anomala di parole e di opinioni disegna un ennesimo relativismo che rade al suolo il valore e la ricchezza di una società multiculturale che vuole declinare pacificamente tutte le possibili forme d’amore. La sfera privata ed le questioni più intime vengono sbattute in piazza e date in pasto a qualunque brutale giustiziere.

In questi giorni ogni forma di famiglia è stata oggetto di dibattito. Dalle coppie omosessuali alla famiglia tradizionale. No! Non è corretto l’aggettivo tradizionale. Squadroni di antropologi e di sociologi hanno puntualmente dimostrato che la famiglia tradizionale non esiste. Quella famiglia composta da padre, madre e figli è solo una delle combinazioni nell’universo delle famiglie possibili. Non fa niente se questo è, almeno statisticamente, il modello di famiglia più conosciuto. Che fa parte della nostra società, della nostra educazione, della nostra sfera religiosa od etica.

Verrebbe quasi da togliersi la fede dal dito e di infilarsela in tasca rapidamente stando attenti a non farsi vedere da tutti quegli intellettuali esperti di dinamiche sociali. È meglio non farsi riconoscere, per evitare di sorbirsi l’ennesima lezione sul tema. Ci racconterebbero che ogni cultura, in ogni epoca ed in ogni luogo, hanno modelli di famiglia diversissimi fra loro. Non ha senso parlare di famiglia tradizionale, in quanto i suoi tratti, evolvendo, distruggono ogni tentativo di ricondurla ad un modello.

Il relativismo porta con sé il rischio di depotenziare, in maniera incontrollabile, ogni elemento coinvolto. Questo pericolo, in Italia, è concreto. Esistono molte famiglie, quindi nessuna famiglia ha un valore assoluto? Se da un lato ci si può interrogare sul perché, in tutto questa faccenda, la statistica non conti nulla, dall’altro è davvero inquietante assistere a questa guerra ideologica. È una battaglia fatta a suon di strumentalizzazioni dell’essere umano e della sua vita etica, per fini politici, elettorali e propagandistici.

Il Pirellone pare gridare il suo dissenso ad ogni forma di riconoscimento civile di unioni diversamente tradizionali. Dimentica di essere il luogo dove i diritti di ogni suo cittadino dovrebbero essere tutelati. Sempre. Altri, invece, dimenticano che anche la famiglia tradizionale sottende emozioni, sentimenti personali e questioni di fede. Si sente parlare della chiusura della Chiesa, sul suo non essere, ancora una volta, al passo con i tempi. Persino il Papa viene travolto ingiustamente dall’onda dell’ashtag #svegliaitalia.

Bergoglio continua a parlare di misericordia e dell’amore di Dio per ogni sua creatura. Tutte, nessuna esclusa. Nessuno ha il diritto di strumentalizzare la religione e la Chiesa stessa per fini politici di democristiana memoria. Non è corretto nemmeno riportare ciò che fa comodo e parlare della Chiesa solo come immobile simbolo di intransigenza. Un informe cumulo di leggi cieche alle diverse sfaccettature del mondo contemporaneo e dell’amore. Non è questa la Chiesa.

C’è chi si stupisce della difesa della famiglia tradizionale da parte della Chiesa. Pochi, fra quelli che in questi giorni schiamazzano, ricordano che il matrimonio fra uomo e donna è un sacramento. Un segno tangibile della grazia di Dio. È una strada che due individui compiono liberamente nella fede. Su piani diversi, la famiglia e la Chiesa, concorrono ad accompagnare l’essere umano verso il fine della sua esistenza. Con il matrimonio gli sposi sono partecipi, giorno dopo giorno della felicità perfetta.

Si innesca un corto circuito dove si chiede alla Chiesa ciò che andrebbe chiesto alle istituzioni. Un irrispettoso ed inevitabile processo dove la religione cattolica diventa il capro espiatorio di colpe che sono solo dello Stato. Non fa niente se la questione del modello cristiano di famiglia è ancora controversa ed oggetto di puntuali spiegazioni storiche ed esegetiche. Non siamo in un’aula accademica. Questa è la nostra vita. Di tutti noi italiani: chiunque noi amiamo.

Era pungente l’aria sotto il Pirellone. È triste avere la consapevolezza di un vivere in un Paese dove tutto diventa una colpa. Essere omosessuale, avere dei figli o credere in Dio. Ma che ne sa la politica? Che ne sa chi dice di rappresentarci? Continueremo ad amare e vivere come meglio crediamo con la viva speranza che basterebbe smettere di parlare per fare qualcosa di concreto per tutelare i diritti di tutti. In silenzio, come quello della notte sotto il palazzo della Regione Lombardia.

One Comment

  1. Antonello Farris

    Bisognerebe istituire sanzioni amministrative anche per questi episodi. A Maroni andrebbe comminata una multa né più né meno come avesse parcheggiato in divieto di sosta. Lui, ovviamente, è libero di asprimere un parere personale che va rispettato, non è ammissibile che utilizzi il palazzo della Regione Lombardia per esprimerlo. Il palazzo rappresenta tutti i lombardi e non solo la parte vicina a Maroni. Ancora una volta (perché non è la prima) questa persona si dimostra scorretta (del resto il suo amico Calderoli è campione di scorrettezze).

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