Mille e uno maghe, streghe e stregoni, spiriti del mare e della terra [di Rossana Copez]
Sarà mai possibile considerare il Mediterraneo come un “insieme”? Sarà mai possibile vedere questo mare davvero “nostro” oltre i confitti e le fratture che dilaniano i paesi che vi si affacciano? Perché non si riesce ancora a farlo diventare un “progetto comune” a tutti i popoli che ne respirano da sempre la stessa aria salmastra ? Sicuramente esso è composto da sottoinsiemi che sfidano ogni tentativo di unificazione, ma nonostante tutto si è portati ancora a percepirlo partendo dal suo passato inteso come “patria dei miti”. Ancora oggi il Mediterraneo è legato ai suoi miti: mare di avventure, di enigmi, di argonauti, di sirene e di maghe incantatrici. Si possono ancora, guardando oltre la tragica realtà del presente, ritrovare e riannodare i fili dell’ingegno immaginifico umano? Questo anfiteatro per secoli ha visto sulla scena lo stesso repertorio: incontri e scontri, aspri conflitti e grandi alleanze, ma sempre il genio delle sue genti ha saputo rinnovare e riaffermare la sua fabulazione e la sua creatività a nessun’altra uguale che viaggiava sulle stesse onde insieme ai navigatori e mercanti del passato che si dirigevano verso rive sconosciute. In questo mare, che è come un grande lago, sono nati I folletti, le janas, i ginn e Giuhà che in Sicilia chiamano Giufà e noi chiamamo Basuccu. Per tanto tempo i mercanti, ma anche i pirati che andavano con le loro vele e i loro remi di porto in porto, di paese in paese, hanno raccontato le storie dell’uno nei luoghi dell’altro. Non esiste una sola cultura mediterranea, ce ne sono molte in seno ad un solo Mediterraneo, ma qualcosa, come un filo sotteso, le sostiene e le alimenta, perché nei secoli gli uomini si sono mescolati e con essi le loro credenze, i loro miti e le loro storie. Proprio le storie e i racconti favolistici, figli diretti dei miti, hanno tenuto compagnia a quegli antichi naviganti e mercanti e li hanno fatti sentire un po’ a casa propria quando li raccontavano in porti e posti lontani ed estranei. Le merci e le storie hanno sempre viaggiato insieme nelle stesse navi. E’ da quelle storie, che hanno tratti in comune pur nella diversità, che si deve partire per creare una sensibilità e una educazione multiculturale. La fiaba, figlia del mito, è ancora oggi, e non solo per i più giovani, è il punto di partenza e di arrivo e di incontro. Maghe, streghe e stregoni, spiriti del mare e della terra, animali fatati, mostri e fantasmi raccontano di un luogo che è terra e mare insieme, ci parlano di pescatori e agricoltori impegnati in una lotta quotidiana per la sopravvivenza, di pericoli e di imprese, di magie e sortilegi e dell’onnipresenza della morte. La vera essenza di un popolo, di ogni popolo, in fondo, è comune a tutti gli altri. Nel percorso dell’evoluzione di ognuno di noi c’è una due mille fiabe. Anzi mille e una. |
Ottimo articolo per metter in luce le radici molteplici ma affini dei popoli del mar Mediterraneo; l’interazione millenaria aveva anche prodotto un linguaggio marinaro comune che si parlava a Barcellona, a Venezia, a Genova, a Cagliari, a Tunisi ad Alessandria, a Kavala ecc. ecc. Questa koiné di idee miti e riti fondanti è antichissima, dalla fine del Paleolitico, da Göbekli Tepe, oggi al martoriato confine tra Turchia a Siria, con i suoi templi megalitici di 12.000 anni fa, fino alla civiltà dei Nuraghe in Sardegna. Si riuscirà a riannodare un dialogo intercontinentale tra le due sponde del Mediterraneo? Al momento le migrazioni massive da Asia ed Africa verso l’Europa stanno creando fenomeni nuovi per l’umanità. La meta comune da raggiungere deve essere: blue skies for our children and for our children’s children.
Dario Seglie
IFRAO-UNESCO Liaison Officer