Dal condensato al distillato [di Franco Masala]

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A metà Novecento era diffusa anche in Italia una rivista che, mensilmente, riportava una serie di articoli provenienti da diverse fonti, soprattutto americane e inglesi, e riuniti nel titolo Selezione dal Reader’s Digest, più brevemente da noi chiamata Selezione. Aveva un formato quasi tascabile e veniva distribuita per abbonamento, con un notevole successo editoriale grazie anche alle campagne di vendita di altri prodotti quali dischi e libri, con prevalenza di opere liriche e cicli sinfonici completi e di enciclopedie tematiche e atlanti.

Accanto agli articoli riportava “Le scoperte di Nucci Cima”, una signora che non tanto occultamente suggeriva gli acquisti di un consumismo ai primi passi, piccole rubriche e, soprattutto, il “libro condensato” del mese, vale a dire la pubblicazione mensile di un best-seller della letteratura moderna, principalmente nordamericana, in una versione ridotta che riassumeva i passi e i dialoghi sostanziali dell’originale in un numero ridotto di pagine. Quattro “condensati” venivano poi riuniti in un volume che poteva arricchire la propria biblioteca. Insomma sembrava un inno, neppure tanto nascosto, all’american way of life che si apprestava a colonizzare il mondo occidentale del secondo dopoguerra.

Da qualche giorno compare a tutta pagina nei quotidiani italiani la pubblicità di una nuova collana di libri intitolata Distillati con il sottotitolo al cuore del romanzo, e veicolata dallo slogan “best seller da leggere nel tempo di un film”. Prezzo contenutissimo, naturalmente, “per goderti il meglio della narrativa italiana e internazionale in meno della metà delle pagine dell’originale, ma senza perderti nulla”. E i nomi sono quelli di Wilbur Smith, Grisham e Follett in primo luogo con il rinforzo dei nostri Paolo Giordano e Margaret Mazzantini. Sicuramente campioni di vendita e anche di quantità di pagine …

Ora, forse è lecito dubitare della formula che vorrebbe rassicurare il lettore che non deve affaticarsi, che può quindi “distillare” la cultura e l’informazione accelerando tutto senza inciampi e sforzi. Rimane la nostra legittima perplessità che tutto rimanga in superficie senza lasciare traccia e che la narrativa sia ridotta al semplice intreccio per capire “come va a finire”, superando le emozioni e le riflessioni che derivano da una lettura completa. Tant’è.

È singolare comunque il ricorso, ancora una volta, alla metafora sulle bevande anche se il passaggio dal latte condensato alla grappa distillata non sembra così breve !

2 Comments

  1. Piero Bartoloni

    Bravo Franco,
    sempre puntuale e ben documentato. Tuttavia, ma non è una colpa, certe conoscenze tradiscono l’età. Ricordo perfettamente sia la rivista che i libri, che, tra le altre cose, leggevo da bambino prima di addormentarmi. Un tuffo nel passato ormai remoto.
    Bravo e complimenti
    Piero Bartoloni

  2. Massimo

    Nucci Cima mi ha assillato per una vita, ma in senso buono. Ogni tanto penso ai suoi consigli che non ho mai preso in considerazione. Se però non c’erano, mi mancavano!

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