Pendolino de noantri [di Umberto Cocco]
Non se ne vedono spesso consiglieri regionali sul treno in Sardegna, e men che meno assessori, o candidati a diventarlo, o presidenti vecchi e nuovi. Così magari gli viene da pensare che quel che ha scritto Sergio Vacca in questo sito, in un moderatissimo articolo sul treno veloce, non sia vero. Invece è persino peggio di così. E’ un ritorno indietro rispetto al treno che ha sostituito, il Minuetto, per il rumore e le vibrazioni quando è in sosta, perché si sta più stretti, perché chi deve aprire le porte salta addosso al passeggero che capita nel posto a fianco, perché – questo è il peggio – almeno in alcune stazioni bisogna arrampicarsi su gradini altissimi, e solo a Cagliari si sta al livello del pavimento, perché non ci sono più posti rispetto ai treni che il “Pendolino de noantri” ha sostituito, in tratte e a orari dove capitava spesso di stare in piedi ma almeno in più ampi spazi, ora si sta in piedi ma in corridoi strettissimi. E’ possibile che sia questo il miglior treno veloce per la nostra rete, e che quando farà risparmiare una mezz’oretta almeno a chi viaggia da Sassari e da Olbia verso Cagliari, e viceversa, quando sarà competitivo rispetto all’automobile, apparirà un investimento giusto e … lungimirante. Ma ora che questo risultato non si può conseguire, chi viaggia in treno ci rimette, fa un passo indietro. La propaganda su questa novità fa il paio con quella di Renzi e Onorato sugli sconti ai sardi sui traghetti, basterebbe viaggiarci una notte, e qui provare a prendere un treno per tornare ad Abbasanta dopo le 18.30. Provateci. In treno in Sardegna ci si viaggia seriamente fra Oristano e Cagliari, e credo fra Cagliari e Iglesias, e alcune corse sono seriamente alternative alla macchina anche per chi viaggia tra Cagliari, Abbasanta e Macomer. Non era una pacchia sino a qualche giorno fa: alcuni di questi treni, che percorrevano i 90 chilometri fra Cagliari e Oristano in 50 minuti, con due sole fermate (a San Gavino e Elmas aeroporto) si riempivano a San Gavino, sistematicamente, più fittamente il lunedì in un senso e il venerdì nell’altro, decine di persone in piedi. Si stava in piedi da Cagliari sino ad Abbasanta il venerdì sul treno delle 16.40 diretto agli imbarchi dei traghetti, con gli studenti di rientro in centro Sardegna per il fine settimana. Si viaggiava in piedi sui treni più vecchi e scomodi dei pendolari, quelli della mattina e del primo pomeriggio nel raggio di 50 chilometri da Cagliari e a trenta chilometri a sud e a nord di Oristano, carichi di studenti, impiegati. Per tutte queste persone non è cambiato niente, per molti le condizioni di viaggio sono peggiorate. Cambierà, si spera, non si sa quando. Ma intanto i vecchi treni sono ancora lì, sempre pieni, e l’acquisto dei nuovi non ha fatto riorganizzare orari, frequenze, aggiunta di carrozze ai treni solitamente insufficienti. Non è che non ci sia stato il tempo per farlo. I giorni che scorrevano in una finestrella sul sito della Regione dedicata al treno veloce, sembrava che servissero a riorganizzare, che è quel che le nuove tecnologie inducono a fare, trasformare i contesti nei quali sono introdotte. Rivoluzionare il trasporto ferroviario in Sardegna, certo nelle condizioni date. Se hanno mancato anche questo obiettivo, bisognerà chiamare una giuria di passeggeri abituali (e di ferrovieri, che sembrano ancora quelli che ne capiscono di più) a far trarre qualche conseguenza sulle responsabilità di questa avventura costosa e propagandata, e propagandata da almeno due giunte, di colore diverso ma con consulenti uguali, si scopre, in questa continuità di professori (con molte consulenze e poche pubblicazioni). E’ deprimente perché sembra un’altra occasione perduta, e perché coincidendo con tutta la vicenda dei voli low cost, dice che la Sardegna è più colonia che mai, incapace di organizzare da sé quel che le spetta, dipendente da altri, costretta a implorare questi, a fingere sommosse autonomistiche che non sono in realtà che quel che Ryanair cerca e sollecita con elegante distacco. |