E’ triste constatare che esistono persone che si aggirano come lupi famelici dove la malasorte ha più duramente colpito. In cerca di qualcosa risparmiata dalla sciagura e lasciata incustodita. Si lanciano sulle povere cose che ancora restano a chi ha perso quasi tutto. Accorrono come sciacalli all’odore della disgrazia. Senza scrupoli. Insensibili al dolore di chi in poche ore ha visto distrutto ciò che aveva impiegato una vita a costruire.
Approfittano del buio per andare a rovistare tra le macerie, per scovare le preda da portare via dalle case che i legittimi proprietari sono stati costretti ad abbandonare col cuore a pezzi. Alcuni si sono addirittura finti angeli della solidarietà, hanno raggirato le persone confuse e desiderose di essere in qualche maniera utili a fronte di tanta tragedia. Si sono fatti consegnare beni di ogni genere che non saranno mai recapitati a chi ne ha necessità ma finiranno nelle loro case, o verranno spartiti con i loro amici e parenti. Anch’essi lupi famelici del branco.
Questo è purtroppo successo in questi giorni di disperazione ad Olbia, messa in ginocchio dal ciclone Cleopatra. Ancora più triste è rilevare che si è trattato prevalentemente di giovani. Senza cuore e senza dignità. Alcuni di questi si sono mimetizzati fra i volontari, gli angeli del soccorso, animati solo da una squallida ingordigia. Giovani uomini privi di pietà che si sono abbrutiti fino al punto di rubare a chi non ha più niente, a chi si trova in balia degli eventi, costretto a ricoveri provvisori. A chi si affida alla generosità di amici e parenti e che confida in un aiuto da parte delle istituzioni che certamente non potrà compensare in toto la perdita subita. Giovani che si fanno sciacalli diventando complici della malasorte continuandone il danno, aggiungendo il reato al misfatto. Non li accompagna la pietas nell’impossessarsi degli effetti di chi è dovuto fuggire precipitosamente per scampare alla morte.
Nella sfortunata Gallura devastata dall’alluvione la piaga dei lupi-sciacalli rattrista. Deprime. L’idea che nella confusione, nella concitazione della fuga verso la salvezza, si siano messi in movimento predatorio individui di tale squallore morale, è insopportabile. Solo il caso ha fatto sì che alcuni siano stati smascherati e consegnati alle forze dell’ordine, coperti dalla pubblica indignazione. Ciò che è successo ad Olbia è l’emblema di ciò che la nostra società è diventata: avida, opportunista, disonesta. Si dirà forse che un gruppo di miserabili manigoldi non fa testo, che la società è complessivamente sana, onesta, solidale. Può essere vero, ma un campanello d’allarme è suonato.
Nel post alluvione sarà necessario ricostruire, oltre le case e le infrastrutture distrutte, anche la coscienza civica e morale dei cittadini. Di tutti, ma soprattutto di quelli che hanno convissuto con l’illegalità e con l’abuso.
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