L’Isola del continente: L’Atlantide tra fantasia e storia (1) [di Giovanni Ugas]

Atlantide COLORI

Riassunto. Con la sua narrazione sull’isola di Atlantide, Platone ha proposto un racconto favoloso con un messaggio di natura politica, ma ciò non preclude l’esistenza di un substrato fisico e storico su cui il mito è costruito. Il compito di rintracciare i brandelli di storia e geografia di questo racconto è irto di insidie come emerge dalle tante e disparate ipotesi interpretative e dalla elaborazione di nuove fantastiche creazioni. Percorrendo il sentiero poco esplorato dell’analisi dei testi egizi, questo rapido lavoro giunge alla conclusione che l’isola di Atlantide è, in origine, una nesos nel senso del termine egizio iw, non circondata ma solo lambita dall’Oceano, che va identificata con l’Africa nord-occidentale. Il suo impero, ambientato nel II millennio a.C., ricalca quello creato dai popoli nordafricani al tempo in cui, alleati con i Popoli del Mare, invasero le terre dei faraoni Ramessidi.
Parole chiave: Atlantide, isola= nesos= iw, Africa nord-occidentale.

Suntu. Su contu de s’iscra de Atrantidi, fattu de Platoni, est un’istoria fadosa ki tenid una mira politiga ma non si deppid pentzai ki non tengiada nisciuna fundamenta istoriga e geografiga. Scoberri is cosas sutzedias diaderus e is logus berus esti una faina prena de latzus, cummenti faint a cumprendi tottus is ipotesis ki funti istettias fattas, a bortas prus ispantosas de su contu de Platoni. Sighendi su mori pagu connottu de is iscrittus egitzianus, kustu traballu pitticcu arribad a su pentzamentu ki Atrantidi siad una nesos, olli nai un’iscra, in su sentzu de su fueddu egitziu iw, non tottu ingiriàda ma scetti toccada de su Oceanu, ki si deppid arricconnosci in s’Afriga de Sus e de Scurigadroxiu e in prus ki su dominariu de custa iscra, ki si ponid in su segundu millenniu i.C., sighid is arrastus de s’imperu fattu de is Mashuesh a su tempus de is alliongius cun is Gentis de su Mari e de is gherras cun is faraonis Ramessidis.
Fueddus-crai: Atrantidi, iscra= nesos= iw, Africa de Sus e de Scurigadroxiu.

Abstract. With his narration about the Island of Atlantis, Plato introduced a fabulous tale with a message of a political nature, but this does not rule out the existence of a physical and historical basis on which the myth was built. The task to retrieve the shreds of history and geography in this tale is filled with hidden dangers as shown by the many and diverse explanatory hypotheses and the processing of new fictional creations. Through the almost unbeaten path of Egyptian texts analysis, this brief work comes to the conclusion that the Platonian island of Atlantis is, in origin, a nesos with the meaning of the Egyptian term iw, not surrounded but touched by the Ocean, and it is to be identified with North-West Africa. Its empire, set in the II millennium b.C., traces the one created by the North Africans people at the time when, in an alliance with the Sea People, they invaded the lands of the Ramesside pharaohs.
Keywords: Atlantis, island=nesos=iw, North-West Africa.

Ambientazione del racconto di Platone su Atlantide
Vissuto tra il 428-7 e il 348-47 a. C., Platone annuncia il suo componimento sull’isola Atlantide nel suo scritto Timàios (Timeo, 20 d-27 a) e poi lo sviluppa nel Krìtias (Crizia) intitolato anche Atlantikòs lògosDialogo Atlantico”. Il Timeo e il Crizia sono due opere filosofiche, pertinenti a una trilogia di cui fa parte anche la Politéia (Il Governo), incentrate sul tema dell’ordinamento politico ideale per Atene e scritte intorno al 355 in forma di dialoghi, avvenuti circa 50 anni prima (tra il 413 e il 403) tra Socrate e altri interlocutori (Timeo, Crizia il Giovane ed Ermocrate). Il fine è di dimostrare la connessione tra la concezione teorica del filosofo e la prassi politica già sperimentata da Atene in un passato remoto e glorioso durante la vittoriosa lotta contro l’isola di Atlantide.

Il racconto atlantideo sarebbe stato trasmesso da Solone al fratello Dropide e quindi, in successione da questi al figlio Crizia il vecchio e quindi a Crizia il giovane, cugino di Platone. Il legislatore ateniese Solone, vissuto tra il 640 e il 565 a.C., avrebbe appreso le vicende dell’isola di Atlantide da un vecchio sacerdote egizio della città di Sais, sul delta del Nilo (Timeo, III, 23 e-24). Da Erodoto (I, 30-77) e dalla biografia di Plutarco si apprende che Solone, fece visita al re Amasis in Egitto prima di raggiungere Sardi in Lidia per un colloquio con il re Creso. È probabile che il legislatore ateniese si fosse recato in Egitto per raccogliere informazioni sulle antiche istituzioni e sui sistemi amministrativi, ma era comunque nell’interesse di Platone far risalire a Solone la storia di Atlantide al fine di accreditare le sue tesi politiche. Infatti, Platone stesso avrebbe potuto raccontarla in prima persona poiché soggiornò in Egitto per ben tre anni (ca. 388-386 a.C.).

Fondazione, sviluppo e fine della città e dell’isola di Atlantide
1. In Crizia 113c-114c si racconta che la città di Atlantide fu costruita su una collina in pianura, a circa 50 stadi (km 8,88) dal mare, dove abitavano Evenore con Leucippe e la figlia Kleito. «Allora non esistevano né imbarcazioni né navigazione» quando «Poseidone…rese ben fortificata la collina ….realizzando delle corone…, due di terra e tre di mare (d’acqua)…». «Con Cleito generò cinque coppie di figli maschi (e)…dopo aver diviso in 10 parti tutta l’isola di Atlantide, al primo della coppia più anziana [Atlante] assegnò la dimora della madre e il lotto circostante, il migliore e il più esteso e lo fece re sopra gli altri. Gli altri li fece capi e a ciascuno assegnò un vasto territorio. Il fratello gemello nato dopo ricevette in sorte l’estremità dell’isola verso le colonne d’Ercole, di fronte alla regione oggi chiamata Gadirica dal nome di quella località (Gadir). Il suo nome greco era Eumelo e nella lingua del luogo Gadiro…».

2. Appresso la città crebbe enormemente, munita di torri e collegata al mare da un lungo canale, fu costruito un porto e un imponente arsenale. Nell’acropoli sorsero il palazzo regio e il tempio di Poseidone. La geometria della città, con una progressiva dilatazione dei cerchi attorno all’acropoli, rispecchia la visione aristocratica della scuola pitagorica secondo cui tutto scaturisce in sequenza gerarchica dall’uno, il centro, e poi si diffonde in cerchi concentrici a distanze proporzionali come in un tornio da vasaio . I cerchi sono sezioni della sfera, immagine del mondo, cielo e terra. Atlantide è dunque all’origine una città perfetta, prima che gli uomini si inorgoglissero suscitando l’ira della divinità .

Dunque è vano ricercare un riscontro reale per i rapporti numerici e la forma della città ed è palese che le mirabilia del tempio con la statua aurea di Poseidon sulla quadriga alta sino al tetto, più che le immaginarie mura in bronzo, stagno e oricalco (Crizia, 115c-116c) derivano da esperienze successive ai tempi di Solone. La capitale di Atlantide è fantasiosa, ma tende ad assumere l’aspetto di una città di mare dei tempi di Platone. Il suo sistema portuale è stato confrontato con quello di importanti centri come Cartagine. La città occidentale che domina sui mari è, in effetti, la novella Atlantide (Pallottino, 1952 pp. 940-944; Ugas, 1996 pp. 1616-1618), ma per questioni cronologiche può essere soltanto un’ideale discendente dell’antica città sull’isola.

3. In Crizia (114d) si dice che la stirpe di Atlante tenne «il regno per molte generazioni acquistando ricchezze in quantità tale quante mai ve ne erano state prima in nessun dominio, né …in avvenire». Inoltre «…l’isola produceva…tutti i metalli…e forniva alle arti tutto ciò che occorreva; nutriva un gran numero di animali domestici e di bestie selvatiche e tra questi numerosissimi elefanti, offriva pastura agli animali degli stagni, dei laghi, dei fiumi, e a quelli delle montagne e dei piani… Vi si trovava inoltre il frutto della vite e … il grano». L’Atlantide aveva un esercito imponente e arsenali navali pieni di triremi (Crizia, 117 c-d). L’esercito della sola regione con la città regia era formato da 70.000 carri, 140.000 cavalli, 1.170.000 soldati di fanteria e 240.000 uomini imbarcati su una flotta di 1.200 navi; dunque era paragonabile soltanto alla inverosimile armata persiana di Erodoto (VII, 60, 89) con 1.207 triremi e 1.700.000 soldati di terra.

Stando al Timeo (25a): «In … Atlantide vi era una grande dinastia reale che dominava tutta l’isola e molte altre isole e parti del continente: inoltre governavano [25b] le regioni della Libya che sono al di qua dello stretto (le Colonne d’Eracle) sino all’Egitto e l’Europa sino alla Tirrenia. Tutta questa potenza, coalizzatasi, tentò allora di colonizzare con un solo assalto la vostra regione (la Grecia), la nostra (l’Egitto) e ogni luogo (del Mediterraneo) che si trovasse al di qua dell’imboccatura».

4. Nel Crizia (108e) Platone narra della guerra contro Atene e gli altri popoli mediterranei: «per prima cosa ricordiamoci che in totale erano novemila anni da quando, come si racconta, scoppiò la guerra tra i popoli che abitavano al di là delle Colonne d’Eracle e tutti quelli che abitavano al di qua.….». Appresso nel Timeo (25c-d) riferisce della fine apocalittica di Atlantide e degli Ateniesi: «Dopo che in seguito, però, avvennero terribili terremoti e diluvi, trascorsi un solo giorno e una sola notte tremendi, tutto il vostro esercito sprofondò insieme nella terra e allo stesso modo l’Isola di Atlantide scomparve sprofondando nel mare: perciò anche adesso quella parte di mare è impraticabile e inesplorata, perché lo impedisce l’enorme deposito di fango… sul fondale». (continua)

NOTE

1 Questo articolo vuole essere un piccolo pensiero per ricordare l’amico, collega e preside Roberto Coroneo. Pochi lavori della letteratura classica come il racconto sull’Isola di Atlantide di Platone hanno così intensamente attratto romanzieri, studiosi in vacanza, semplici perditempo non meno di geologi, storici e archeologi, la cinematografia. La misteriosa Atlantide è stata collocata, in migliaia di libri, nel cuore dell’Atlantico (già Kircher, 1664), all’interno del Mediterraneo in Sicilia, Beozia (Frost, 1913 pp. 189-206), Creta (Luce, 1985 p. 21, fig. 1; Luce, 1985, pp. 33-34), sulle Sirti (già Butavand, 1925), tra la Tunisia e le Sirti e il canale di Sicilia (Arecchi, 2001), in Sardegna (Frau, 2002), nell’Africa Settentrionale in particolare in Marocco, nell’Africa centrale e meridionale, nell’Oceano Pacifico, a Tartesso (Shulten, 1939 pp. 326-346 o 1920), e persino nella regione artica (come H. Wirth che predica le idee ariane atlantidee) e antartica (Barbiero, 1974). Per una critica alle diverse teorie che non tengono conto della dimensione fantastica del logos platoniano: Vidal Nacquet, 2006; Clemente, 2007 pp. 83-104, 123; Mosconi, 2008 pp. 449-525. Il rapido pensiero su Atlantide espresso in Ugas, 1996 pp.1616-1618 è stato in parte travisato da Bernardini (2004 p. 40, nota 2). Per la traduzione dei passi citati da Platone ho fatto ricorso alla versione curata da Maltese, 1977.

2 Erodoto I, 30, 77; Plutarco, Vita di Solone. Sulla visita di Solone a Creso, in Erodoto I, 29-33, vedasi il parere di Annibaletto, 1956 p. 42. È certo, in ogni caso, che il centro portuale di Naucrati, a soli 16 km dalla capitale di allora Sais, fin dal 630 a.C. accoglieva amichevolmente i Greci e non a caso già prima di Amasis il faraone Psametico I aveva istituito una scuola d’interpreti per favorire le relazioni tra Greci e il paese del Delta. Dunque Solone effettivamente avrebbe potuto trarre delle notizie sulla isola di Atlantide. Nella vita di Solone tracciata da Plutarco (Solone, 26) sono menzionate due guide del legislatore in Egitto: Psenofis di Eliopoli e Sochis di Sais, mentre Platone parla di una sola.

3 L’immagine del tornio è presa in prestito dalla mitica creazione del dio-artefice egizio Knum (Tosi, 2004 I p. 66), cui si ispirarono poeti e filosofi greci e in particolare i Pitagorici.

4 Le cifre della città sono proporzionali tra loro, multipli di numeri primi; é palese la derivazione da Pitagora per i rapporti numerici e da Parmenide per la perfezione della sfera (Lesky, 1969 (2) pp. 227-228; Riedweg, 2007; Abbate, 2010). Ad esempio, le larghezze dei fossati d’acqua concentrici sono in rapporto di 1, 2, 3 stadi (m 177,6; 355,2; 532,8), mentre il tempio di Poseidon era lungo uno stadio, pari a m 177,6, largo m 88,8, (cioè ½ stadio) e alto in proporzione (m 44,4 o m 22,2, 1/4 o 1/8 di stadio). Anche l’acropoli ha il diametro di m 880 (5 stadi), 1/10 della distanza dal mare.

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*Archeologo

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