Quel capolavoro architettonico [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 2/03/2013. La città in pillole. L’ex Marino, già Colonia DUX, fu progettato da Ubaldo Badas nel ’37. Slitta il recupero dell’Ospedale marino che giace ferito sulla spiaggia il cui destino fu segnato dall’ansia di prestazione che, quando affligge chi amministra, si sostituisce ad efficacia ed efficienza.

Come leggere altrimenti il ripascimento del Poetto in cui Antigone, idrovora dall’ingannevole nome, anziché prendersi cura della memoria collettiva e dei sentimenti compì gesti irreparabili come in ogni assenza di riconoscimento dei luoghi.

Condanne, disapprovazione, pentimenti non potranno ovviare alle devastazioni. Ebbene la Colonia DUX che Ubaldo Badas regalò alla città nel 1937 è metafora di quanto l’inconsapevolezza produca. Quanti di quelli che transitano a ridosso o sulla spiaggia sanno che il rudere dell’Ospedale marino è un capolavoro dell’architettura del 900 e che Cagliari ne custodisce di bellissimi dello stesso architetto e di altri, altrettanto illustri?

Il Poetto stesso è simbolo di come un luogo denso di caratteri identitari, relazionali, storici possa essere occultato per vivere un eterno presente. Luogo di consumo, di transito, residenziale, di svago, a prescindere dalle stagioni, ma spaesante perché senza relazioni con la storicità.

La densità di segni, accumulatasi nei millenni, e la loro semantica rischiano omologazione o riduzione a quinta scenica o a residuato di archeologia industriale, come le sopravvissute caselle salanti della città d’acqua e del sale, o ad ingombro come il manufatto di Badas.

Incipit della città estiva e tentativo della città della salute, abortite con le archeologie di cui resistono le torri spagnole. Icona delle angosce per ogni incursione dall’assalto dei Francesi del 1793, ai raid della seconda guerra mondiale, alla stessa modernità come ricorda Sergio Atzeni in Il quinto passo è l’addio.

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