Cuba: verso la fine del bloqueo? [di Raffaele Deidda]
I cubani chiamano “el bloqueo” l’embargo imposto a Cuba da John Kennedy nel 1961 dopo il tentativo di invadere la Baia dei porci per rovesciare il governo di Fidel Castro, insediatosi nel 1959 dopo la vittoriosa “revolucion” in cui fu fondamentale l’argentino Ernesto Guevara. Il 29 dicembre 1958 “El Che” sconfisse, nella battaglia di Santa Clara, Fulgencio Batista, presidente-dittatore al governo col sostegno degli Usa, rendendo definitiva la vittoria dei castristi. Batista aveva svenduto agli americani miniere di nichel, parte delle ferrovie e dei servizi pubblici, terre destinate alla canna da zucchero. Cuba era diventata il “bordello” degli americani che gestivano, attraverso la mafia, il gioco d’azzardo e la prostituzione. L’embargo prevedeva il crollo delle importazioni di zucchero e il divieto del commercio fra Usa e Cuba, con l’azzeramento degli investimenti statunitensi nell’isola; totale con l’avvicinamento di Cuba all’Urss, che determinò la dipendenza dell’economia cubana da quella sovietica. Cuba riceveva dall’Urss petrolio a prezzi inferiori a quelli di mercato e rivendeva a Mosca lo zucchero a prezzi vantaggiosi. Il successivo crollo dell’Unione Sovietica ha provocato il collasso dell’economia cubana, rendendo necessario il ricorso a misure di razionamento e di riduzione della spesa. Viaggiando per Cuba e parlando con le persone meno giovani si raccolgono testimonianze di ristrettezze, privazioni e fame durante “El periodo especial”. Alimentari razionati, abbigliamento contingentato in un unico paio di pantaloni, un paio di scarpe e una camicia all’anno. Miglioramenti economici sono arrivati con la partecipazione del capitale straniero nei settori estrattivo e turistico, ma la crisi economica mondiale dal 2001 e la caduta dei prezzi delle materie prime ha reso precaria l’economia cubana. Fidel Castro, il Líder Máximo, ha mantenuto dal 1959 al 2008 la leadership col sostegno delle masse che hanno goduto di un notevole miglioramento delle loro condizioni di vita. Ha chiesto sacrifici ma ha promesso la lotta alla corruzione, all’analfabetismo, alle malattie, benefici sociali per i più poveri. Ha ridotto del 50% il costo degli affitti, obbligato i proprietari di appartamenti sfitti a cederli allo stato, ridistribuito ai contadini le terre confiscate ai latifondisti, abolito privilegi e rendite di posizione. I poteri sono poi passati nelle mani del fratello Raul, che ha promosso riforme liberali a favore dell’iniziativa privata, per rilanciare l’economia del paese compromessa dall’embargo. Sono stati realizzati accordi con imprese francesi, spagnole, britanniche, svedesi, italiane. Sono molti i cubani che ritengono Raul Castro più incisivo di Fidel nella lotta alla corruzione (innumerevoli i casi dei funzionari e dirigenti pubblici rimossi e arrestati) e meno tollerante verso i cubani “perezosos” (pigri) che, usufruendo degli aiuti del governo, non danno un contributo al benessere collettivo col proprio lavoro. Oggi a Cuba lo stipendio medio di un lavoratore è di circa 350 pesos cubani (35 euro), cifra che è bassa se non si considera che i servizi e parte degli alimenti sono gratuiti. Fra gli stipendi più alti quelli dei medici, che arrivano a guadagnare 1200 pesos, circa 500 euro mensili. Gli stranieri devono però utilizzare il peso convertibile, pari ad un euro e con lo stesso potere di acquisto in Europa. Anzi, lo straniero che soggiorna a Cuba ha la sensazione che nulla costi meno di un euro se una bottiglia piccola d’acqua costa 1,5 pesos e una lattina di birra locale 2 pesos. L’efficienza e l’efficacia sono parametri lontani. Vige una burocrazia lenta. I disservizi inconcepibili per il visitatore straniero sono nella norma per i cubani. Come scoprire che nell’albergo o nel ristorante prenotati non c’è più posto e bisogna trovarne altri. “Con calma” è l’approccio che accompagna le giornate cubane. Inutile agitarsi, il problema prima o poi si risolve. Cuba non è pronta a soddisfare la domanda di turismo, il maggior introito economico, in vertiginosa crescita. Tanto che i più qualificati Tour operator stanno cancellando i programmi non potendo garantire standard qualitativi rapportati ai prezzi richiesti. Moltissimi i visitatori europei che vogliono andare a Cuba “prima che muoia Fidel” e prima che il disgelo in atto non ri-americanizzi l’isola. Intanto il 21 marzo Barack Obama sarà il secondo presidente statunitense che visita Cuba (il primo fu Calvin Coolidge nel gennaio del 1928). Incontrerà Raul Castro, ma non Fidel. Ha dichiarato la volontà di discutere come “continuare a normalizzare le relazioni, anche rendendo più facile il commercio e, per i cubani, l’accesso a internet e l’avvio di attività imprenditoriali.” Aggiunge di voler parlare al popolo cubano “dei valori che condividiamo e di come io credo che possiamo essere partner mentre loro lavorano per il futuro che vogliono”. I cubani più anziani scuotono la testa, pensano che gli Stati Uniti abbiano in mente di trasformare l’isola in un immenso villaggio turistico e temono che il nuovo corso alla fine del “bloqueo” preveda la fine della gratuità dei servizi di cui hanno goduto. I giovani invece aspettano l’arrivo di Obama (“è nero come molti di noi cubani!”), pensano che dalla ripresa delle relazioni Usa-Cuba possa derivare più lavoro qualificato per loro (sono tantissimi i laureati), benessere e modernità. Soprattutto attendono di poter disporre dell’accesso a internet senza controlli e censure, con connessioni veloci e costi bassi! |
Sono stato due volte a Cuba , la prima in auto l’ho girata quasi tutta ed ho potuto notare lo stato economico del paese , la seconda dopo la venuta di Giovanni Paolo II , ma per una vacanza più ludica che interessante .
I cubani sono un popolo come tanti che vivono all’equatore , non si dannano l’anima perché è il governo che insegna a non dannarsi l’anima : poi ci sono tante persone industriose che combattono per avere qualcosa di più , ma vengono in parte stroncate dal partito e soprattutto da quelli che lo dirigono .
Mi ricordo di aver visto nei miei giri all’Avana un Porsche 911 completamente dipinta di rosa e senza targa ; ho chiesto il perché al mio accompagnatore , e lui mi ha spiegato che quelli che hanno queste macchine sono MARCA cioè gestori di marchi internazionali figli di ministri o altri funzionari di partito . Ho visto uomini che appena fuori delle stazioni di servizio ti elemosinavano un litro di benzina , per poi farne dieci litri da rivendere ai turisti che dopo dieci chilometri bruciavano la guarnizione della testata . Ho visto militari che lungo la carretera principal chiedevano passaggi per tornare a casa . Ho visto fattorie dove il raccolto veniva dato al 75% allo stato con magre consolazioni per gli agricoltori . Ho visto “balzeros” che si sono riciclati ristoratori perché volevano stare meglio . Ho visto tanta povertà e tanta brava gente che credeva nel socialismo (soprattutto gli anziani) ma che si sentiva tradita da Fidel e dai suoi barbudos .
Cuba è una terra splendida , come la nostra Sardegna , e tutte e due sono state rovinate dalla cupidigia umana dei politici e da quelli che li hanno votati . Il Che diceva all’ONU “abbiamo fucilato , fuciliamo e fucileremo ” , ma la cupidigia umana è come la gramigna , molto difficile da estirpare .
Caro Raffaele e cara Pietruzza, articolo molto bello, interessante ed utile, lo girerò ai miei amici e farò vedere le foto del mare caraibico, bello come il vostro. Ho fatto un pò di snorkeling e nuotato con i delfini, un’esperienza unica.
Tanti saluti anche da parte di Carla.
Emilio