Quel luogo restituito alla città [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione sarda 16/03/2016. La città in pillole. Il Noviziato e la chiesa per una visita dal sapore diverso. Molti i modi di percepire gli spazi per donne e uomini o per adulti e bambini. Le restituzioni sono differenti perché rispondono a diversi paradigmi interpretativi. Per alcuni il silenzio e il paesaggio brullo di Tuvixeddu sono un valore perché è un’area funeraria. Per altri sono da “vivacizzare” con superfetazioni. Bisogna conoscere l’attore dell’interpretazione perché non ne esiste una oggettiva malgrado ci si doti di conoscenze che reputiamo da questa governate. Studiosi, artisti, intellettuali, hanno creato un deposito di emozioni che agiscono nell’inconscio e nella gestione dei luoghi di cui siamo solo custodi. Pertanto l’interpretazione di nome si chiama mediazione e di cognome cultura che non è solo degli scolarizzati, perché sapienza e saperi coincidono se sono reali. La crisi di entrambi crea lo spaesamento che attanaglia la contemporaneità. Può però accadere per Marcel Proust che persino una foto che mostri ciò che non esiste più smetta di essere riproduzione della realtà per situarsi nella dimensione immortale, come a Combray il biscotto a forma di conchiglia immerso in una tazza di thè. Perciò l’ex Noviziato e la chiesa di San Michele sono la summa di emozioni e di storie urbane per le iconografie degli ultimi secoli e per la bellezza di un luogo millenario che sarà restituita con la mediazione di migliaia di ragazzi e ragazze che il 19 e 20 marzo accompagneranno i visitatori. Grazie a loro le statue del Lonis, la collezione di divise storiche, la quadreria, gli stucchi, i locali dove migliaia di sardi dal 1848 hanno fatto la visita di leva saranno percepiti in modo diverso. Abiteranno il Predio Lustrense dove un sacello di San Michele è documentato a metà del IX secolo e restituiranno ciò che non si vede ma è immortale grazie alla loro percezione. |