Una cinta muraria da salvare [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 22/03/2016. La città in pillole. Si pedonalizza il centro ma le porte urbiche sono attraversate da auto. Rinascono recinti di filo spinato e muri. Il primo per usi bellici compie 100 anni. I secondi, millenari, definirono aggregati chiamati città, turrite e inaccessibili. La contemporaneità dall’800 abbatterà cinte e porte urbiche per rendere le città più sane, esaltare le scenografie di chiese e di palazzi, speculare. Nacquero viali e giardini e insieme le periferie, mura più invalicabili di quelle di pietra. Nel passato, fossero di legno o di fango o lapidee, le mura erano scandite da porte e torri referenti sacralità, invenzioni edilizie e architettoniche, episodi architettonici e decorativi che raccontavano, come un sogno, la fortuna di chi stava dentro. Quale potenza e quanto stupore incutevano la Porta dei Leoni di Micene o la Porta di Ishtar di Babilonia, dalle mattonelle policrome. Che emozione gli anziani che sulle mura di Troia annunciano la fine mentre Ettore e Andromaca vivono il fatale addio alle Porte Scee dove l’eroe sarà portato in brandelli da Achille che vi morirà poco dopo. Non l’abbatterono gli Achei ma i Troiani per far passare il cavallo di legno, stratagemma di Ulisse per vincere la guerra persa. Omero con quell’episodio tracciò il palinsesto di ogni autodistruzione. Cagliari dalle bianche mura e dalle bianche torri non fa eccezione al paradosso. Mentre si esalta la pedonalizzazione del centro si attenta alla cinta muraria spagnola e le porte urbiche sopravvissute da monumenti architettonici diventano passaggi per il traffico veloce. Sono passati 160 anni da quando Porta Stampace fu abbattuta, malgrado G. Spano, insieme al Bastione di San Francesco nel Largo. Rimanel’immagine di Édouard Delessert del 1854, un vero capolavoro. Guardiamo bene quell’immagine per sognare quanto, per risarcire quel genocidio culturale, oggi avremo potuto restituire alla città con i lavori in corso. *Édouard Delessert – Cagliari, Porta Stampaccio, 1854
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