Tu, qui, in mezzo a noi [di Raffaele Ibba]
Perché è vero che sei risorto, è vero che sei seduto alla destra della Potenza d’Amore, è vero che ritornerai nella gloria dell’Amore per trionfare definitivamente sulla morte e sul male, ma è pure vero che ci dicono che non ti si vede, che non sei qui tra noi, che sei un mito o una immaginazione. Non è vero, Gesù. Tu sei qui, vivo, in mezzo a noi, amandoci. Ascoltiamo Giovanni che cosa scrive: (Gv 20, 19-31) “La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome“. . Noi siamo tendenzialmente increduli. Soprattutto abbiamo difficoltà e credere che uno, che tu, sia risorto dai morti e sia vivo, qui tra noi. Con un corpo fisico come il nostro, anche se diverso dal nostro. Così mostri le cicatrici delle tue ferite, per far vedere che sei proprio tu, che ancora ti porti nel corpo i segni della tua sofferenza e morte. Come fai con Tommaso fai, prima, anche con tutti gli altri. Entri in silenzio, non apri porte, sei subito “in mezzo a loro” e, da subito, ti metti a spiegare e a far capire. Anche cose che non sono – ancora – così chiare. Come la faccenda di rimettere i peccati, funzione e missione di chi ti segue, ma che è stato interpretato, troppo spesso, come un potere, come un beneficio che l’Altissimo concede ai suoi servi più fedeli. Ma qui il tema è “quanto” ti crediamo. O quanto siamo come Tommaso, che non crediamo se “non ci mettiamo il naso”. Eppure la tua presenza è reale, qui tra noi. Una giovane ragazza olandese, più o meno audace e narcisista, come tante sue coetanee di allora e di oggi, si trova a un bivio e sceglie la strada più stretta, quella più difficile e amara, la strada senza consolazione. Eppure in quella strada così stretta e sporca trova così tanto da riuscire e regalarci un dispositivo d’amore che ci fa rabbrividire di gioia ogni volta che leggiamo Etty Hillesum. Un prete da scrivania, un intellettuale da aula universitaria, viene nominato arcivescovo della capitale del suo paese, tormentato da una guerra civile furiosa e cattiva, nata da interessi e obbiettivi stranieri. Fino a quel momento quel prete da aula non s’è occupato del suo popolo; ma adesso è vescovo e deve farlo e lo fa così bene e con così tanta nobiltà e magnanimità che tra i nemici di quel popolo ci sono persone che decidono di uccidere quel vescovo. Così il nome di Arnulfo Romero (san Romero de las Americas!) è diventato il simbolo di popolazioni che trovano nel Cristo e nell’amore la loro libertà, quella che cambia il mondo perché cambia oppressi e oppressori. Nel 1993 una suora di un qualche ordine femminile sta per uscire per andare a messa dopo una giornata di lavoro alla Caritas di Torino. Ha passato molti anni in Africa e quelle terre le sono rimaste nel cuore. Poco prima che esca dall’edificio entra una donna malata. Maria … parla la sua lingua e l’inglese ed è senza documenti. Si tratta di una prostituta e di una schiava e si rivolge alla suora: “Sister… please … help me… help me”. Suor Eugenia Bonetti quel giorno non andrà a messa, ma incontrò Gesù crocifisso e risorto molto più da vicino. L’organizzazione slavesnomore nasce dal quell’incontro e da quella attenzione a Gesù risorto che una suora ebbe, una sera, quando aveva fretta perché voleva andare a messa per incontrare Gesù. Gesù è risorto ed è qui tra noi. Altroché, se è qui tra noi. |